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GIOVANNI ZORZI
Genova, 20 maggio 1902 - Bassano del Grappa, 20, novembre 1993

Giovanni Zorzi, per 67 anni illustre socio della nostra Sezione, si è spento il 20 novembre 1993.
Su di lui sono state scritte molte pagine e probabilmente molte ancora se ne scriveranno. Non ci stancheremo mai di ricordarlo, burbero e dittatoriale ma con una carica impressionante di vitalità.
La sua figura asciutta e la fronte spaziosa sono un'immagine inconfondibile e impressa in forma indelebile nella mente e nel cuore di chi ha vissuto con lui la montagna.
Qui di seguito riporto alcuni brani, inediti e no, con notizie salienti a lui riferite, cercando di far trasparire l'Uomo, dato che l'Alpinista e le sue imprese sono ormai cosa nota.
Fonte preziosa è senz'altro la memoria di Antonio Marchiorello, oggi mente storica del nostro "ragioniere".
Antonio Caregaro Negrin


Ricordo del Ragioniere

Antonio Marchiorello

Non è facile parlare di un personaggio come Giovanni Zorzi e non si riesce a "mettere su carta" l'esatta dimensione dell'uomo e dell'alpinista e di questo me ne rammarico. Maggior rammarico però lo sento per il fatto che un'altra grande figura, uno degli "storici" della nostra Sezione che con maggior competenza e stile lo avrebbe presentato e suo grandissimo amico e compagno d'avventure, non è più con noi: Piero Mason.
Zorzi era mio cugino, ma per me è stato soprattutto un maestro. Ho avuto il privilegio di essergli amico e compagno di cordata, sebbene negli ultimi anni della sua attività. Tra i famigliari era chiamato Nino ma per la Sezione, per i soci e per me era il "Ragioniere" e credo che in fondo a lui piacesse venire chiamato così.
Siamo nel 1946. Dopo la forzata stasi dell'attività dovuta alla guerra, la ripresa è impetuosa, un'autentica ventata di giovinezza spalanca le porte della Sezione, si riapre la Sede in un vecchio e malandato locale in Piazzotto Montevecchio a cui si accedeva salendo diverse rampe di scale sgangherate e buie.
Si raddoppiava in un anno il numero dei soci, la partecipazione alle gite diviene un arrembaggio con settanta, ottanta, novanta soci per volta, ma se la partecipazione è numerosa, il tono dell'attività è modesto. A fine '46 entra in Consiglio il rag. Giovanni Zorzi che, già socio della Sezione dal 1929, se n'era poi allontanato.
Ma anzitutto, chi era costui?
"Una specie di fanatico dell'alpinismo, con manifeste tendenze accentratrici e dittatoriali. Alpinisticamente s'era fatto le ossa alla rude scuola dei rocciatori bellunesi degli anni trenta, i Rudatis, i Tissi, i Perini; e con ventanni di montagna sulle spalle, era allora un sicuro capocordata sulle medie difficoltà"
Questo è quanto detto da lui stesso e riportato nell'opuscolo fatto in occasione del 75° di fondazione della Sezione nel 1967. Aveva anche precisato: "Quae sunt Caesaris Caesari".
Entrato dunque nel Direttivo afferma subito la necessità di elevare il livello alpinistico della Sezione e di creare nei soci una mentalità e una cultura alpinistica. Il Presidente Vianelli, che lo conosce e lo stima, gli dà il suo appoggio e Zorzi si dedicherà alla realizzazione di tale programma per ben sedici anni, con notevolissimi risultati.
Ci leggeva spesso le parole di J. Kugy nel suo libro "Le Alpi Giulie", a questo scrittore era particolarmente affezionato. "Ricordate coloro che prima di voi hanno avuto la gioia dei monti. E non sia solo un bisogno del vostro cuore, ma un dovere di gratitudine. Non dimenticate che oggi, con la vostra tecnica e con le vostre capacità moderne, vi realizzate sulle spalle di quelli".
Improvvisati "istruttori" alcuni dei giovani più in gamba, si organizza nella Palestra di Valle S. Felicita, di cui la Sezione è consegnataria, il 1° Corso di roccia di cui è Direttore, naturalmente, Zorzi.
Alla domenica si andava in Valle S. Felicita ad allenarsi nella Palestra di roccia, naturalmente in bicicletta che si lasciava in una vecchia casa subito dopo il Capitello. La casa era abitata da un'anziana signora che, quando si tornava accaldati, ci offriva dell'acqua fresca porgendocela con un mestolo dopo averla attinta da un secchio. Per questa anziana signora Zorzi era "Giorgi dee scaeate"
Sempre nel 1947 "scopre" la Cresta di S. Giorgio (guai a chi la chiamava "Le Creste di S. Giorgio"), bel sentiero alpinistico e ne segna il percorso; sono ancora visibili, seppure un po' sbiaditi, i suoi segni e la sigla "G.Z. 1947". In suo ricordo, sono stati rinnovati ed è stata posta una targa ricordo.
E' l'inizio di quelle affermazioni che negli anni successivi porteranno la Sezione a primeggiare fra le consorelle Trivenete: dal Campanile Basso alla Marmolada Sud, dalla Solleder della Wilma al Gran Pilastro della Pala di S. Martino, Zorzi guida i giovani in decine e decine di classiche arrampicate. Era molto meticoloso nella fase di preparazione e le salite, da lui già effettuate, erano precedute da una riunione in Sede di tutti i partecipanti in cui venivano date le istruzioni del caso e venivano designate le formazioni delle cordate.
E' uno scrittore a macchina fittissimo, batteva sui tasti in modo energico, su sottile carta riso. Aveva una cultura alpinistica e una memoria fuori del comune anche negli ultimi anni sciorinava le date (giorno, mese, anno) degli avvenimenti alpinistici più importanti, di ogni montagna e di ogni alpinista sapeva la storia con i particolari più interessanti. Delle vie di salita sapeva descrivere, meglio di una guida scritta, passaggio su passaggio. "10 metri a destra, poi c'è un appiglio a maniglia un po' nascosto sulla sinistra, traverso a destra per alcuni metri, poi in spaccata si supera un passaggio delicato."
E' stato non solo l'indiscusso maestro di tecnica, di cultura e di etica alpina ma anche il primo capo cordata della maggior parte dei suoi allievi. Quando nel 1972 ha lasciato la direzione della Scuola di roccia ai suoi "allievi" divenuti Istruttori qualificati del CAI, non ha terminato certo la sua attività alpinistica che lo ha portato a salire ancora innumerevoli vie di medie difficoltà.
Fra le tante altre cime salite ininterrottamente anno dopo anno, c'è anche la 1° salita alla parete est della Moiazza (nel 1951) che da tanto tempo era rimasta nei suoi pensieri. Conclude in bellezza, a 70 anni compiuti sebbene non più da capo cordata, a fare delle vie di 5° grado, salite che sicuramente avrebbe potuto fare da primo durante il lungo periodo della sua attività.
Lui, modestamente, non si riteneva all'altezza ma si sottovalutava. Diceva sempre agli allievi che è necessario essere capaci di almeno un grado in più rispetto a quello che si deve superare, per via degli imprevisti che possono accadere durante una salita.
Uomo di profonda cultura alpinistica e conoscitore della storia delle montagne specie della Civetta e delle Pale di S. Martino, tanto che autori di guide alpinistiche si rivolgevano a lui per informazioni, recensioni o prefazioni. Era anche uno scrittore brillante e numerosi suoi scritti sono apparsi sulla stampa sociale del CAI, specie su "Le Alpi Venete", della quale è stato collaboratore per alcuni decenni.
Oltre al determinante contributo alpinistico è stato dirigente della Sezione dal 1947 al 1962, 6 come Consigliere, 4 come Vice Presidente e 6 come Presidente. Durante gli anni della sua Presidenza la Sezione segna la sua completa maturità con l'ampliamento della sua attività e con l'affermazione di alcuni giovani, Toni Marchesini e Carlo Zonta, con attività di altissimo livello sia in roccia che su ghiaccio.
Quando viene eletto Presidente nel 1957 il suo maggior contributo alla Sezione egli lo ha già dato; ma il lavoro e l'impegno non mancheranno. Profuse le sue energie in due importanti occasioni della vita del CAI.

  • In difesa dell'alpinismo italiano in Alto Adige a cui la Sezione contribuì con l'iscrizione di 110 soci al CAI Alto Adige
  • Irriducibilmente fermo in difesa dell'autonomia del CAI quando si è deciso sull'ordinamento giuridico che doveva portare al nostro Sodalizio, che aveva sempre operato con le sole proprie forze, aiuti economici, ma troppo vincolanti e stretti, cosa di cui ci accorgiamo oggi.

Nel 1963 Zorzi viene rieletto per la quarta volta Presidente ma, dopo qualche giorno, il contrasto sul programma alpinistico non è che la causa occasionale delle sue dimissioni, sente che il suo ciclo è chiuso e che è giunta l'ora di lasciare il timone della Sezione ad altri.
Anche dopo le dimissioni da Presidente continua a dirigere la Scuola di Roccia fino al 1972 e anche durante questo periodo continuano ad evidenziarsi i risultati alpinistici del suo lavoro di formazione. In Sezione è stato sempre presente fino all'ultimo nelle Assemblee sociali, in occasione delle manifestazioni del Centenario nel 1992 e in Sede dove era piacevole sentirlo raccontare quando gli si chiedeva qualcosa.
Quando ha compiuto 90 anni gli abbiamo fatto una piccola festa con intorno una cinquantina di amici, soprattutto suoi ex allievi, era felice e pareva tornato indietro di qualche decina d'anni.


Qui di seguito riportiamo alcuni brani di persone vicine al Ragioniere con i quali hanno voluto ricordarlo attraverso particolari momenti di vita in comune o quantomeno parlando di lui.


Bocconcini di ricordi

Antonio Marchiorello

Col Fagheron

Ho il primo rapporto della salita al Col Fagheron, sul quale nel 1946 aveva aperto una via sullo spigolo S.O. e nel 1947 una più interessante di 4° grado sulla parete Sud, chiamato vegeto-minerale perché per superare un passaggio ci si aiuta con un arbusto.
(N.d.R.. Il 4° vegeto-minerale resterà un grado di difficoltà Zorziniana)
Siamo nel 1954, vigilia di Pasqua, ed è preoccupato perché ha sentore che amici veneziani vogliono fare la prima ripetizione sulla parete Sud del Col Fagheron il giorno di Pasquetta. Mi viene a cercare dicendo che non avremmo dovuto lasciarci soffiare la 1° ripetizione; così penso a chi potrebbe farmi da compagno; corro in Margnan e convinco Tito. Il giorno di Pasqua ci accompagna all'attacco, ci dà gli ultimi consigli e...."l'onore" di Bassano è salvo!
La via del Gran Solco al Soglio Rosso
La via del Gran Solco al Soglio Rosso, di 4° grado, è una delle vie di una certa lunghezza ed erano anni che ci teneva a farla. Nel 1956 decide di portare a compimento questo suo desiderio e mi chiede di fargli da compagno; ho naturalmente accettato con grande entusiasmo, grande almeno quanto la Sua gioia alla fine della via.
Anche per le altre salite la gestazione era piuttosto lunga, studiata, preparata e desiderata.
Montasio
Ricordo la soddisfazione dopo aver fatto la salita al Montasio per la via Dogna.
Innamorato di Kugj e naturalmente delle Alpi Giuglie, era da molti anni che ne parlava e finalmente, nel 1967, l'abbiamo realizzata insieme. E' giunto in vetta un po' "affaticato" anche perché, giova ricordarlo, aveva 65 anni!
Aveva preparato la "spedizione" con cura: orari dei treni e taxi che ci avrebbe aspettato a Sella Nevea per riportarci in stazione. Non è una salita semplice, sebbene senza molte difficoltà tecniche, ma sono 2000 metri di dislivello da superare. Un po' di difficile individuazione il sentiero di attacco poi per gradoni, mughi, cenge, caminetti fino al bivacco a quota 1850 metri: è una piccola grotta in grado di ospitare due o tre persone, protette da un muretto di sassi. Il giorno dopo per cresta, con spettacolare vista della "Sfinge del Montasio"; per cenge al Bivacco Suringar ed infine per il canalone Findenegg alla Cima.
Credo che la cosa che gli ha fatto più piacere è stata quando, dopo essere saliti sul Tricorno nel 1971, siamo stati in Val Trenta al monumento di Kugj.
In una precedente occasione non era riuscito a trovarlo.
E' stato diverso tempo assorto nei suoi pensieri ... e poi ha chiesto di fargli una foto. Quando siamo venuti via il suo volto era raggiante di felicità.


Ricordo fatto, al Consiglio Centrale del CAI, tenutosi a Milano il 27.11.1993 da Umberto Martini.

Giovanni Zorzi, di padre veneto e madre piemontese, nasce a Genova il 20.5.1902. Si avvicina al pugilato non ancora ventenne, prima a Genova e poi, a seguito del trasferimento della famiglia, a Bassano; con pochi fonda il Gruppo pugilistico locale di cui è atleta, istruttore, segretario, amministratore. Gli incontri sul ring durano però poco, nonostante epiche sfide, problemi economici chiudono l'attività. Un malanno polmonare costringe Zorzi ad una lunga e forzata vacanza ad Alleghe: è il primo incontro con la montagna. Sono gli anni '20; il gracile ragioniere resta incantato dalla possente ed elegante mole del Civetta. Di questo gruppo dolomitico percorre molte vie ripetendo anche salite importanti di illustri alpinisti ed aprendo lui stesso nuove vie. Si forgia alla scuola degli accademici bellunesi arrampicando con Rudatis, Tissi, Parizzi, Bianchet ed altri.
Da questa magica stagione, per Giovanni Zorzi l'alpinismo diviene pane di tutti i fine settimana. Salirà tutte le più importanti vette delle Alpi trivenete e dell'intero arco alpino spaziando in Austria e Slovenia e ancora l'Appennino Abruzzese e le Alpi Apuane. Non trascura lo sci dimostrando dura tempra anche sulla neve. Risiedendo per lavoro a Noventa Vicentina raggiunge in bicicletta Bassano (60 Km) tutti i sabato pomeriggio, vi pernotta e al mattino della domenica, ripresa la bicicletta, raggiunge Pove del Grappa e di qui, sci in spalla, sale a Campo Solagna (m 1000) dove consuma il Col Campeggia tra sbuffanti risalite e troppo brevi discese. A sera torna al piano, riprende la bici e rientra a Noventa ripercorrendo i 60 km.
Capo cordata sicuro e di grande esperienza, cede il comando solo al compimento del 60° anno di età ma continua ad arrampicare anche su impegnative difficoltà sino a 71 anni compiuti; deve poi smettere per ordine medico.
Socio del CAI dal 1926, ne percorre i gradi sino alla Presidenza della Sezione e al Collegio dei revisori centrali dei conti. Redattore prezioso della rivista "Le Alpi Venete", collabora alla stesura di alcune guide dolomitiche, diviene riferimento certo per la sua profonda cultura alpinistica. Memorabili le sue lezioni sulla storia dell'alpinismo. E' tra gli iniziatori dei Convegni triveneti.
Ma Giovanni Zorzi è stato soprattutto maestro di alpinismo, fonda nel '47 la Scuola di roccia della Sezione di Bassano di cui resta indiscusso direttore ed istruttore sino al 1970. Sono centinaia i giovani che imparano i rudimenti dell'alpinismo alla severa scuola di Giovanni Zorzi.
Uomo decisamente intransigente, prima con sé che con gli altri, diceva "sono gli uomini che fanno le istituzioni" Lui ne è stato l'esempio, battagliero e fiero sostenitore delle proprie convinzioni, la sua interiore rettitudine non gli ha consentito, nella pur lunga vita, alcun compromesso. Istruttore per vocazione senza aver mai conseguito alcun brevetto è riconosciuto, non solo nell'ambiente locale, padre dell'alpinismo sezionale del secondo dopoguerra.
Dal suo esempio e dalla sua guida sicura si è elevato il livello dell'alpinismo locale, si è creato soprattutto mentalità e cultura alpinistica. 


 Il Ragioniere Zorzi e i conti da saldare

Piero Mason (dal notiziario gennaio 1996)

Questo racconto me lo ha dato Piero Mason, qualche giorno prima di lasciarci, per il nostro notiziario al quale teneva in particolar modo e al quale ha collaborato con numerosi scritti, sempre interessanti, ricavati dalle sue continue ricerche negli archivi della Sezione. Sua intenzione era ricordare la figura di Giovanni Zorzi, ma questo suo scritto, piacevole ed arguto, ci fa sentire più vicino Piero. - Antonio Marchiorello

"Può partire... lasci pure il chiodo" Il tono era più quello di un ordine che di un avviso:"... tolsi il Vaiolet che ci aveva offerto una assicurazione molto precaria e lo agganciai alla cintura; dagli sfasciumi che negli ultimi minuti mi erano piovuti addosso avevo capito che la salita era terminata. Sulla cresta mi attendevano un sorriso ed una stretta di mano", infine risalimmo insieme i pochi metri che ci dividevano dalla vetta.
"La ringrazio. L'intuizione della fessura ha risolto il problema, è stata una bella arrampicata degna chiusura della mia carriera alpinistica; ormai ho 50 anni e la prossima estate non sarà più Civetta ma Genova, Portofino, Rapallo ... la Liguria da dove sono partito."
Questa giornata aveva avuto inizio da una frase di Giovanni Angelini scritta in "Salite in Moiazza" che così recitava "... non ci era mai riuscito a salire la Moiazza Sud da est ..." e il pensiero che una parte della sua montagna fosse ancora vergine alla mercé di un qualunque avventuriero lo aveva messo in agitazione; già in luglio era partito con un "venessian" della S. Felicita, aveva ritentato all'inizio di agosto con Berto Filippi, il suo migliore allievo, ed ora finalmente il 22 agosto 1951 aveva riaffermato la sua signoria sulla Moiazza Sud.
In vetta alla sua montagna forse rivedeva le altre giornate vissute lassù: la traversata solitaria da nord a sud del '42 e le due punte delle "Rocchette delle Nevere" da lui battezzate con i nomi delle figlie Evelina e Maria, la parete ovest salita con Banchieri nel '47 ed infine la parete est, il piatto del giorno.
Stavo assistendo all'addio alle montagna del Maestro.
Intanto la sete si faceva sentire: "Lasci il sacco che oggi ce la sbrighiamo presto, prenda solo il materiale." L'accento era stato perentorio e così alla base della parete con gli scarponi era rimasta anche la borraccia di Lapsang e tutto quello che, in una giornata torrida passata su una parete rocciosa con un alito infuocato che saliva dal Vant come da una fornace, sarebbe servito a rendere più ospitali i quattro sassi di vetta per i quali ci eravamo impegnati tutta la giornata; la colpa era solo mia che dovevo ben conoscere le spartane abitudini del ragioniere in montagna.
Nei giorni seguenti ci trasferimmo al Vazzoler che allora voleva dire Armando Da Roit, incontrammo Tissi e Andrich, Sonia con Livanos e Gabriel, Piero Rossi e Abram; certamente in quel periodo il rifugio era ben frequentato; Zorzi ricevette le congratulazioni di tutti e qualche giorno dopo salì forse per la ventesima volta la Torre Venezia per accompagnare la Cicci; le ferie stavano ormai per finire, non ci restava che la passeggiata al Coldai come chiusura di una fortunata vacanza.
Percorrere la Val Civetta con Giovanni Zorzi era un'indimenticabile lezione sull'alpinismo dolomitico: di ogni vetta, di ogni pinnacolo raccontava la storia e qualche volta le storie erano anche argute, andava con la memoria ai ruggenti anni trenta, ai grandi arrampicatori che si misurarono nella battaglia del sesto grado.
Lentamente arrivammo al termine della cresta nord "... e queste sono le tre Rocchette: Torre Coldai, Torre Alleghe e Torre Valgrande; che ne direbbe di salire domani mattina la Torre Alleghe?" Salire la Alleghe, arrampicare, l'idea mi portò direttamente alle pedule e mi resi conto che le avevo lasciate al Vazzoler sotto la panca del fogher, le avevo inaugurate alla Moiazza una settimana prima e per le mie finanze erano anche costose.
Dietro-front e veloce ritorno al rifugio e poi, certo meno rapidamente, per la terza volta la Val Civetta per raggiungere finalmente il Rifugio Coldai; la tranquilla passeggiata di trasferimento era diventata una lunga e anche noiosa giornata di marcia.
Non so cosa possa avergli fatto cambiare parere, ma la sera a cena la salita alla Torre Alleghe era stata rimandata ad altra occasione e il giorno dopo tornammo a Bassano.
Nel 1967, sedici anni dopo, Zorzi mi annunciava con una cartolina: "Negli ozi di Pecol la storia è finita; Torre Alleghe in faticata solitaria". Era forse un altro addio alla montagna dopo che la promessa del '51 in Cima Moiazza era risultata degna di un marinaio ligure.
E' risaputo che il rapporto fra l'uomo e la montagna può anche assumere delle manifestazioni passionali; corteggiamento, innamoramento, conquista fanno parte del gioco e non sempre si tratta di una montagna di eccezionale grandiosità o bellezza; è sufficiente anche una modesta torre per appagare il proprio senso estetico e il desiderio di un simbolico momentaneo possesso.
Avevo capito Zorzi teso a completare tra il '42 e il '51 la conquista della Moiazza Sud in segreta competizione con Giovanni Angelini, ma mi era incomprensibile che avesse covato dentro di sé per tutto questo tempo la Torre Alleghe.
Mi serviranno altri diciotto anni per arrivare ad una spiegazione: nell'85 appariva in libreria "Liberazione" di Rudatis in cui è descritto un tentativo fallito nel 1927 alla Torre Coldai per la parete ovest a causa della caduta in traversata del secondo di cordata, che trascinò con sé anche il terzo, il nostro Zorzi; da quel volo del lontano 21 agosto 1927 ebbe origine l'intimo impegno con la seconda Rocchetta che è stato onorato quaranta anni dopo, il 24 luglio 1967 a sessantacinque anni di età.
Una sera su una panchina di Viale delle Fosse di Bassano del Grappa, nostro abituale punto d'incontro, accennai all'incidente del '27: "Rudatis ricorda male" fu l'asciutta risposta che non ammetteva repliche. Chissà se ora che Domenico Rudatis lo ha raggiunto nelle valli celesti, saranno riusciti a concordare una versione comune di quanto accadde allora.......Io ne dubito!

31 Luglio 1995
Piero Mason

  • Mark Twight

    aperte L'alpinismo è storia di uomini e dei rischi che si assumono, di quelli che sono alla loro altezza, di quelli che riescono a malapena a farcela, e dei rischi che invece li uccidono. chiuse

  • Royal Robbins

    aperte In montagna le persone cercano qualcosa di meglio, e non importa che questo ci sia o no, quello che conta è la ricerca, il non soggiacere alla squallida routine quotidiana. chiuse

  • Bruno Detassis

    aperte Prima si arrampica con la testa, poi con i piedi e alla fine con le mani. chiuse

  • Giusto Gervasutti

    aperte Ma lassù, fra cielo e terra, spesso fra vita e morte, nessuno ci raggiunge piu'. Il brusio della voce di chi nel piano della meschinita' s'affoga, non giunge piu' all'orecchio. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte L'alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile. chiuse

  • Roger Baxter Jones

    aperte Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Prima di un'impresa significativa, ho sempre percorso itinerari classici. Proprio l'arrampicata libera sul 3°, 4° e 5° grado mi ha consentito un ritmo che invece mi hanno precluso le scalate in cordata e ai limiti delle mie possibilità. In quel modo potevo badare più alla tecnica, trovare la naturalezza dei movimenti che rendesse piacevole la scalata. chiuse

  • Riccardo Cassin

    aperte A chi mi chiede dove stia andando l'alpinismo rispondo semplicemente: in montagna. chiuse

  • Domenico Rudatis

    aperte I mezzi artificiali non sono mai espressione di valore, ma solo di necessità pratica chiuse

  • Boris Vian

    aperte Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore. chiuse

  • Armando Aste

    aperte Anche le fantastiche montagne senza gli uomini, grandi o piccoli che siano, rimangono mute, inerti, senza senso. chiuse

  • Ed Viesturs

    aperte A chi mi chiede: perché vai in montagna? gli rispondo: se me lo chiedi non lo saprai mai. chiuse

  • Jovanotti

    aperte Vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare. chiuse

  • Nives Meroi

    aperte È bello non lasciare traccia. Se penso che i passi dei primi astronauti sulla luna hanno lasciato orme che stanno ancora lì per mancanza di vento e di pioggia, benedico i miei che si ricoprono. La traccia indelebile dello scarpone di Armstrong è un chiodo fisso per me, vorrei andare lassù con una scopa a cancellarla. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte La montagna ha il valore dell'uomo che vi si misura, altrimenti, di per sè, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre. chiuse

  • Edward Whymper

    aperte Salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine. chiuse

  • Ada Gobetti

    aperte Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire. chiuse

  • Anonimo

    aperte La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società moderna si dimentica di dargli. chiuse

  • Mauro Corona

    aperte Una volta in vetta non puoi fare altro che scendere. chiuse

  • Roberto Gervasutti

    aperte Belle sono le grandi avventure sulle pareti immense, in piena solitudine: la lotta silenziosa ha inizio; l’uomo, quando ha di fronte la natura, ha di fronte se stesso e la battaglia si sublima. chiuse

  • Friedrich Nietzche

    aperte Quanto più ci innalziamo, tanto più sembriamo piccoli a chi non sa volare. chiuse

  • Friedrich Nietzche

    aperte Non già l'altitudine bensì la ripidezza è terribile. chiuse

  • Emilio Comici

    aperte Saper ideare la via più logica ed elegante per attingere una vetta disdegnando il versante più comodo e facile, e percorrere questa via in uno sforzo cosciente di tutti i nervi, di tutti i tendini, disperatamente tesi per vincere l'attrazione del vuoto e il risucchio della vertigine, è una vera e qualche volta stupenda opera d'arte: vale a dire il prodotto dello spirito e dell'estetica, che scolpito sulla muraglia rocciosa durerà eternamente, finchè le Montagne avran vita. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Mi avvio: ogni inquietudine, ogni esitazione si dissolvono. chiuse

  • Livio Lupi

    aperte La Montagna non è una sfilata di moda, o la conoscenza alfabetica di tutte le ferrate esistenti, né tanto meno dei tempi di percorrenza delle stesse; la Montagna non è la pista da sci da 2000 sciatori/ora, la cabinovia, la funivia, lo ski-lift, e neanche il rifugio-albergo 3 stelle con scale anti-incendio e TV a colori. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Le molte agevolazioni per l'alpinista non devono uccidere la sua fantasia, la sua capacità di trovare soluzioni, il suo sapersi inserire nelle forme di un paesaggio o di una parete. chiuse

  • Stefano De Benedetti

    aperte Lo sci estremo è uno sport di sintesi: tecnica dello sci, spirito dell'alpinismo di punta. chiuse

  • Dag Hammarskjöld

    aperte Non misurare mai l’altezza del monte prima d’aver raggiunto la cima. Allora vedrai quanto era basso. chiuse

  • Reinhard Karl

    aperte Ho portato il mio Io sul punto più alto e lo lascio lassù, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Il punto critico non è nel semplice fatto che l'alpinismo è diventato un movimento di massa, ma nel tentativo di livellare ed appiattire l'esperienza e l'avventura. Chi nelle funivie, nei segnavia, nelle associazioni alpinistiche vede una sorta di assicurazione per l'avventura, già a priori si accosta alla montagna come un cieco. chiuse

  • Don Claudio Sacco

    aperte Lo sci ti accompagna sulla neve, luogo di fascino e di scoperta. Impari a reggerti e poi vai, corri, svetti e guardi lontano, inventi le tue avventure. chiuse

  • Don Claudio Sacco

    aperte Non c'è filosofia o teologia del rischio o del limite. Neanche poesia o letteratura. E’ un'esperienza. chiuse

  • William Blake

    aperte Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono. chiuse

  • Cesare Pavese

    aperte Basta un colle, una vetta, una costa. Che fosse un luogo solitario e che i tuoi occhi risalendo si fermassero in cielo. L'incredibile spicco delle cose nell'aria oggi ancora tocca il cuore. Io per me credo che un albero, un sasso profilati sul cielo, fossero dei, fin dall'inizio. chiuse

  • Dogen

    aperte Il colore delle montagne è il corpo di Buddha; il suono dell’acqua corrente è il suo grande discorso. chiuse

  • Erri De Luca

    aperte Che ci faccio in montagna? Più ci vado e più mi accorgo di essere scarso. L'aumento di esperienza mi denuncia meglio i difetti. Conoscere non m'incoraggia, anzi mi pesa. [...] L'esperienza accresciuta misura la mia insufficienza. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte Se ti è nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là. chiuse

  • Jhon Ruskin

    aperte Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i loro mosaici di nubi, i loro cori di ruscelli, i loro altari di neve, le loro volte di porpora scintillanti di stelle. chiuse

  • Renato Casarotto

    aperte Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male. chiuse

  • Rosa Luxemburg

    aperte Là dove ci sono grandi cose, là dove il vento soffia sul volto, voglio stare nel pieno del temporale...della routine quotidiana ne ho abbastanza... chiuse

  • Buddha

    aperte Non vi è alcun sentiero verso la felicità, la felicità è il sentiero. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Ciò che mi aveva maggiormente affascinato era stata la pragmatica indolenza degli arrampicatori americani. Non si discuteva molto, ne si criticava. Si arrampicava. chiuse

  • Mario Rigoni Stern

    aperte ...si era sulla vetta e, sotto, un gran mare di nubi che copriva tutta la pianura ed entrava nelle valli che erano fiordi perchè il mare era venuto nel cielo. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte La mia pista, unica traccia di vita, nell’immenso silenzio invernale, affondava profondamente nella neve soffice e polverosa, si rincorreva dritta di poggio in poggio, fino al valico supremo alla vetta. Poi l’ebbrezza della rapida scivolata, l’autorità degli arresti strappati. Si, anche lo sci ha un senso: non è soltanto un mezzo, ma è anch’esso un’espressione del proprio essere. chiuse

  • Paul Preuss

    aperte La misura delle difficoltà che un alpinista può con sicurezza superare in discesa senza l'uso della corda e con l'animo tranquillo, deve rappresentare il limite massimo delle difficoltà che egli può affrontare in salita. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Ogni estate comincia per me con un veloce ripercorere la mia evoluzione alpinistica, o lo sviluppo dell'alpinismo in genere. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Rifiutò il chiodo, tuttavia padroneggiava le massime difficoltà del suo tempo. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Per un alpinismo pulito su terreno esremo, uno spirito molto sportivo costituisce una premessa fondamentale. chiuse

  • Patrik Vallenàant

    aperte L'inclinazione del pendio non è che la parte visibile delle mie discese, la mia gioia ne è il contenuto essenziale. chiuse

  • Giusto Gervasutti

    aperte Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l'azzurro, nella dolcezza un po' stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Anche per lo scalatore medio alla sera il sole diventa rosso e una fresca sorgente dà refrigerio alla sua gola. Lo stormire dei pini gli ricorda la casa. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte Chi più alto sale più lontano vede, chi più lontano vede più a lungo sogna. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte La solitudine è angosciosa, ma è un percorso, acutizza le sensibilità, ti forza a cercare in te stesso la soluzione. Devi essere onesto, guadagnarti i tuoi saperi, costruirti con la prudenza e l'esperienza. chiuse

  • Georges Livanos

    aperte Non esiste roccia cattiva ma solo cattivi alpinisti. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte In un istante tutto era cambiato. Non ero più il dominatore ritto sulla vetta a spaziare sull’immenso orizzonte. Ora ero io stesso parte di questo incanto sublime. chiuse

  • Hermann Buhl

    aperte Non le immani forze dell'alta montagna hai sfidato, bensì te stesso. chiuse

  • Anonimo

    aperte Le montagne sono quei luoghi in cui Dio dimostra di essere più bravo di Michelangelo a scolpire. chiuse

  • Julius Kugy

    aperte Sono del parere che l'assalto alle vette non debba considerarsi l'essenziale dell'alpinismo. Camminare in montagna è altrettanto importante. E la sosta, il riposo sui monti, non è da meno. chiuse

  • Royal Robbins

    aperte Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un'avventura non siamo più gli stessi. chiuse

  • Mauro Corona

    aperte Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura. chiuse

  • Armando Aste

    aperte C’è chi va in montagna solo per arrampicare e magari per questo non occorre nemmeno andare in montagna. E c'è chi arrampica per andare in montagna. Sono due forme distinte. Io sono per la seconda. chiuse

  • Emilio Comici

    aperte Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perchè siamo più vicini al cielo! chiuse

  • Lynn Hill

    aperte L’arrampicata non è tanto raggiungere la cima, ma piuttosto tutto quello che sta nel mezzo. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano. chiuse

  • Bruno Detassis

    aperte L'alpinismo è salire alla vetta per la via più facile, tutto il resto è acrobazia. chiuse

  • Heini Holzer

    aperte Perchè? A quale scopo? Non saprei dirlo. Gioisco semplicemente nel movimento, nel pericolo. chiuse

  • Patrick Berhault

    aperte Incredibile non è la difficoltà in sè, quanto la fortuna di avere avuto una voglia così intensa di affrontarla. chiuse

  • Günther von Saar

    aperte Chi si dà all’alpinismo con i soli muscoli si ritrarrà da esso dopo pochi anni. Chi è alpinista col cervello e col cuore saprà trovarvi valori tutta la vita. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte ..nella mia vita di scalatore ho sempre obbedito all'istinto creativo e contemplativo, ma fu grazie all'alpinismo solitario che ho potuto entrare in sintonia con la grande natura, e ancor più ho focalizzato i miei perché e i miei limiti... chiuse

  • Don Claudio Sacco

    aperte Camminare, correre, scoprire, andare più in là, più in su, è l'avventura umana. chiuse

  • Paul C. Roud

    aperte La paura della morte ci impedisce di vivere, non di morire. chiuse

  • Erri De Luca

    aperte Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all'orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l'eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Dai tempi della discussione sul chiodo del 1911, l'etica alpinistica europea oscilla tra “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aiuto di mezzi tecnici” e “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aumento delle capacità personali”. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte L'azione è la cosa più importante dell'alpinismo, senza questa non è possibile alcuna esperienza autentica. E ogni motivazione, per quanto insana possa sembrare, è legittima. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Senza il pericolo la montagna non è montagna, ma è un gioco sterile. Posso far costruire una montagna artificiale anche in una grande sala, e lì fare degli allenamenti o delle gare. Però non è l'alpinismo. All'alpinismo è necessaria la difficoltà, l'esposizione, l'essere fuori nella wilderness, in un ambiente selvaggio e desolato, e anche il rischio. chiuse

  • Mauro Corona

    aperte Ma devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito. chiuse

  • Paul Preuss

    aperte Sperate sempre in ciò che aspettate, ma non aspettate mai ciò in cui sperate. Credete solo in ciò che vi convince, ma lasciatevi convincere solo da ciò in cui credete. chiuse

  • Stefano De Benedetti

    aperte Io, nello sci estremo, sono senz' altro un purista: sono sempre salito a piedi, senza elicotteri. Un po' per sicurezza, per conoscere le condizioni del pendio. E un po' per giocare ad armi pari con le montagne che affronto. chiuse

  • Gaston Rebuffat

    aperte L'alpinista è un uomo che conduce il proprio corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato. E che ritorna. chiuse

  • Emilio Comici

    aperte Tutte le volte che comincio ad arrampicare avviene in me una trasformazione. Quando le mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampico, più forte mi sento, e sempre più facili mi sembrano i passaggi. chiuse

  • Erri De Luca

    aperte Per me scalare ha il valore aggiunto di servire a niente. Nella grande officina quotidiana degli sforzi dedicati a un vantaggio, a un tornaconto, scalare è finalmente affrancato dal dovere di essere utile [...] È gratis, con quel poco di grazia che uno cerca nei propri atti. chiuse

  • David Maria Turoldo

    aperte Sempre sul ciglio di due abissi dobbiamo camminare, senza sapere quale seduzione, se del tutto o del nulla, ci abbatterà. chiuse

  • George Wherry

    aperte In verità si può dire che l’esterno di una montagna è cosa buona per l’interno di un uomo. chiuse

  • Don Claudio Sacco

    aperte Il monte è parabola della vita. Il monte innevato è parabola del Paradiso. chiuse

  • Paul Preuss

    aperte Diventò "sportivo" quando imparò a rinunciare alle sue guide e da solo superò le difficili salite del suo tempo. chiuse

  • Guido Rey

    aperte La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte. chiuse

  • George Mallory

    aperte Che senso ha scalare una montagna? Ciò che conta è sapere di aver compiuto qualcosa. chiuse

  • Nives Meroi

    aperte Una cima raggiunta non basta. Bisogna discenderla con la stanchezza al culmine, lo svuotamento che ti dà l'arrivo sulla cima. Scendere è disfare la salita, scucire tutti i punti dove hai messo i passi. La discesa è una cancellazione. chiuse

  • René Desmaison

    aperte Mi sono sentito sempre estremamente fragile davanti agli elementi della montagna: da un lato, uno scheletro con la carne intorno, dall’altro, forze su cui ci si strofina, la roccia, il ghiaccio, le tempeste. chiuse

  • Fabrizio Caramagna

    aperte Le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi. chiuse

  • Lord Byron

    aperte Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento. chiuse

  • Fridtjof Nansen

    aperte Dove si può trovare un qualcosa di più puro e salutare che legarsi gli ski ai piedi e fare un giro nel bosco in una scintillante giornata invernale? chiuse

  • Immanuel Kant

    aperte Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne. chiuse

  • Alex Lowe

    aperte Il più grande alpinista al mondo è colui che si diverte di più. chiuse

  • Jerzy Kukuczka

    aperte Dalla morte in pianura, proteggici o Signore. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte ... la sofferenza era il prezzo necessario pagato per avere accesso nel regno dell’eterno e dell’infinito. chiuse

  • Felice Bonaiti

    aperte Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna. chiuse

  • Guido Rey

    aperte Io credetti e credo la lotta con l’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte Vagavo da solo tra le sconfinate candide ondulazioni, con la vista aperta su orizzonti di crode e di ghiacciai. chiuse

  • Fridtjof Nansen

    aperte Meglio andare a sciare pensando a Dio, piuttosto che andare in chiesa e pensare allo sport. chiuse

  • Reinhard Karl

    aperte Intuisco che anche l'Everest è solo un'anticima. La vera cima non la raggiungerò mai. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Specialmente nella scalata in roccia l'uso della forza deve essere spesso sostituito da una giusta scelta dell'itinerario e del modo di affrontarlo. chiuse

  • Heini Holzer

    aperte Non è molto importante raccontare le vie che si sono effettuate. L’importante è il come siano state percorse. chiuse

  • Ed Viesturs

    aperte Raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. chiuse

  • Karl Unterkircher

    aperte Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c’è la vita. chiuse

  • Georges Livanos

    aperte Meglio un chiodo in più che una vita in meno, soprattutto se la vita è mia. chiuse

  • Georges Livanos

    aperte La vita di uno scalatore è simile ad una salita. Si alza nel fresco del mattino per salire lentamente verso la vetta. La raggiunge nelle calde ore del mezzogiorno, poi ne discende e raggiunge la pianura nelle ore calme e serene della sera. chiuse

  • John Muir

    aperte The mountains are calling and I must go. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Quando mi chiesero cosa avessi da dire contro il chiodo a pressione, potei esprimermi solo in modo positivo: dà un apporto all'alpinismo, ne favorisce il tramonto. chiuse

  • Edward Whymper

    aperte Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne. chiuse

  • Julius Kugy

    aperte Non cercate nelle montagne un'impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima. chiuse

  • Nicolas Helmbacher

    aperte La montagna ci offre la cornice...tocca a noi inventare la storia che va con essa! chiuse

  • Albert Frederick Mummery

    aperte L'alpinismo sportivo non è un fatto nuovo di oggi, ne ha una collocazine temporale: la sua origine è individuale, e risale a più di cento anni fa. chiuse

  • Giancarlo Grassi

    aperte Certo giocavamo. Ma per noi ogni masso scoperto era un’universo intero, un cielo di stelle da esplorare, un deserto da conoscere. chiuse

  • Mark Twight

    aperte Correre, sciare o scalare lentamente non serve a niente. chiuse

  • Georges Livanos

    aperte Quello che conta non è tanto arrampicare in fretta, ma per tanto tempo. chiuse

  • Piero Zanetti

    aperte Se la montagna è opera della natura, l'ascensione è opera dell'uomo. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Non si può mai dominare la natura, l’alpinista deve assumersi le proprie responsabilità e non dare la colpa alla montagna. chiuse

  • Johann Wolfgang Goethe

    aperte I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi. chiuse

  • Hermann Buhl

    aperte L'alpinismo è un'attività sfiancante. Uno sale, sale, sale sempre più in alto, e non raggiunge mai la destinazione. Forse è questo l'aspetto più affascinante. Si è costantemente alla ricerca di qualcosa che non sarà mai raggiunto. chiuse

  • Jeffrey Rasley

    aperte Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte La montagna non facilita la vita, ma aiuta a sopportarla meglio. Ci tempra con le condizioni ambientali, con lo stimolo alla riflessione, ci aiuta a trovare e conservare l’equilibrio per una saggia esistenza. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado. chiuse

  • Reinhard Schiestl

    aperte ...non trovavo neppure il tempo di infilare dei buoni dadi. Era meglio così, arrampicare in fretta fintanto che c'era ancora un po' di forza. chiuse

  • Mark Twight

    aperte Divertirsi non deve per forza essere divertente. chiuse

  • Genesi, 19,17

    aperte Non fermarti in pianura. chiuse

  • Christian Kuntner

    aperte La montagna è come un amore: se sei respinto, è meglio tornare indietro e non insistere. chiuse

  • Mark Twight

    aperte Quando ho cominciato a salire duro ho pensato che non sarei vissuto oltre i 26 anni. Stranamente, sono sopravvissuto 20 anni dopo la mia data di scadenza prevista. Ho smesso di contare sul "no future" e imparato a convivere con il non sapere il futuro. chiuse

  • Nives Meroi

    aperte Io non so quando smetterò di salire, con che risultati, quante cime raggiunte e ridiscese, ma alla fine dirò che ho fatto compagnia al vento. Noi lassù l'abbracciamo come nessun altro può fare. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte Un alpinista è un uomo che non perde facilmente la testa. chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte L’avventura non può più manifestarsi dove nell’uomo scadono l’ingegno, l’immaginazione, la responsabilità; là dove si demoliscono, o almeno si banalizzano, fattori naturali come l’ignoto e la sorpresa. chiuse

  • Mark Twight

    aperte L'alpinista saggio teme quello che c'è da temere, e non esita a tornare indietro quando è il caso di farlo. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Preuss aveva posto il proprio limite su quanto era ancora arrampicabile in libera, e aveva rifiutato tutti i mezzi artificiali. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi, pericolose. chiuse

  • Giusto Gervasutti

    aperte oggi... oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la libertà! chiuse

  • John Muir

    aperte Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità. chiuse

  • Nives Meroi

    aperte Noi passiamo per conquistatori di montagne, ma siamo in verità pieni di fallimenti, di stagioni affondate. [...] Tutti gli alpinisti in Himalaia sono stati più spesso respinti che favoriti. L'alpinismo è un'arte della fuga. La devi decidere e realizzare come una vittoria, proprio quando più brucia la rinuncia. È un esercizio di umiltà. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte Fra l'arte e la natura sta l'alpinismo, che è un'attività spirituale creativa come un'arte, ma è anche contemplazione, dedizione e comunione con la natura. chiuse

  • Alessandro Gogna

    aperte La via verso la cima è come il cammino verso se stessi…solitario. chiuse

  • Anonimo

    aperte Nei grandi spazi della montagna, nei suoi alti silenzi, l’uomo non distratto può cogliere il senso della sua piccolezza e la dimensione infinita della sua anima. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte Se l'alpinista facesse solo quel che è ragionevole per prima cosa non andrebbe in montagna. chiuse

  • Herman Buhl

    aperte Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne. Che sensazione piacevole! Ho forse dormito? No sto facendo una gita con gli sci. chiuse

  • Pio XI

    aperte In poche parti del creato si rivela tanto splendidamente quanto nell’alta montagna, la potenza, la maestà, la bellezza di Dio. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Nelle gare di arrampicata si tratta di misurare il miglior tempo su una via di palestra. La cosa più importante non è la sicurezza ma la decisione di rischiare il più possibile. A me dell'alpinismo interessa proprio il contrario. Lo scalatore deve avere il tempo di soppesare ogni movimento. chiuse

  • Ettore Castiglioni

    aperte Librandomi sulla parete gialla e aerea, aggrappato agli appigli solidissimi, ho ritrovato la gioia della conquista e la volontà di osare. chiuse

  • Wolfgang Gullich

    aperte Tu vedi delle cose e chiedi: perché? Ma io sogno di cose che non ci sono mai state, e che forse non ci saranno mai, e dico: perchè no? chiuse

  • Walter Bonatti

    aperte Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perchè è caotico e rumoroso. chiuse

  • Erri De Luca

    aperte Non ho mai piantato un chiodo in montagna. Non mi sento autorizzato, sono uno di fuori, di passaggio. Mettere un chiodo è un atto di possesso, bisogna appartenere al luogo per sentirsi autorizzato. [...] Trovare nella vasta parete esattamente il punto attraversato dai pionieri, stare nella stretta scia di una scalata che fu ai tempi primizia, ecco, a me piace ripetere, in montagna, non inaugurare. Mi piace trovare i chiodi degli altri, non aggiungere i miei. Così fa pure la mia scrittura che va a ricalcare pezzi di vita svolta, senza inventarla nuova. chiuse

  • Heini Holzer

    aperte Conoscere i propri limiti è bello: ognuno si riconosce in modo più preciso. chiuse

  • Reinhold Messner

    aperte Tutto era come durante una grande ascensione in montagna, mancava solo la tensione. In una scalata in palestra manca la parte principale. E’ con l'isolamento che inizia la vera avventura. Solo così l'alpinista entra in un altro mondo. chiuse