Reinhard Karl
Ho portato il mio Io sul punto più alto e lo lascio lassù, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono.
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Gianni Celi, in apertura dell'articolo sul Giornale di Vicenza, scrive " E' morto nelle sue montagne volando come gli angeli......Lo ha ucciso una vecchia parvenza di chiodo, un tubo da idraulico conficcato nella parete con un anello per il passaggio della corda..."
Ancora una volta la montagna, inesorabile, ha voluto dare il segno del massimo potere, privandoci di una parte di noi stessi.
La forma più semplice per ricordare Rinaldo Mion è ripercorrere la sua attività, lasciando a quanti lo hanno conosciuto il ricordo spontaneo.
Iscritto alla nostra sezione nel 1986, ha partecipato nel 1990 come allievo ad un corso di scialpinismo. Ottimo sciatore, è stato subito avvicinato dalla Scuola invitandolo a collaborare come aiuto istruttore. Nonostante la sua innata indipendenza che lo rendeva poco propenso ad essere vincolato da rególe precise, fu apprezzato per l'elevato livello tecnico e la grande disponibilità.
Nel 1993 è diventato Istruttore di Scialpinismo (ISA) e nel 1995 ha condotto come direttore il corso stesso.
Ottimo scalatore anche su difficoltà estreme, lo troviamo un po' su tutto l'arco dolomitico
Troppe per poter essere elencate tutte, ma troppo poche per i suoi progetti futuri.
La passione per lo sci lo vede in vetta alla Marmolada, alla Tofana di Roces, alla Pala Bianca e chissà quante altre in solitaria!
Un pensiero di noi tutti per la moglie Maria Silvia Faccio "Non abbiamo dimenticato la sua spontanea e contagiosa allegria, non abbiamo dimenticato Rinaldo"
Come sempre punto d'incontro dove riunirsi prima di partire per l'uscita.
Estate o inverno, l'ora era diversa ma sempre troppo presto. Mani in tasca ci si stira guardando inconsciamente verso l'alto per capire cosa ci riserverà "Bernacca", ben sapendo che data l'ora si tirerà ad indovinare.
Un paio di saltelli a piedi uniti per smuovere le gambe ancora intorpidite dal letto, due pugni sulla spalla dell'amico.
Zaini che vanno e zaini che vengono......si ottimizzano le vetture.
"Bepi! Monta co mi che torno presto, se no la femena me bate!"
"Ho ancora un posto. Chi viene?"
"Sandro, toi su le corde!"
"Quante?" - " Tute! Tanto te e porti tì"
"Dai ragazzi. Toni, fai strada."
"Forzaaa! Partire che è tardi. El sole magna he ore!"
Frasi ormai note, suoni famigliari.
"Paraflou! .... ma metete nà maieta che gò el pel de oca a vardàrte! ...cramento!"
Siamo ancora noi ma l'ora non è la nostra, c'è troppa luce...troppa gente foresta.
Ancora una volta ottimizziamo le auto ma....no, Paraflou non c'è!
Stiamo andando a prenderlo.
Un senso di vuoto, mi guardo attorno come se dovessi vederlo arrivare, in ritardo.
E' inutile aspettarlo, è già partito, è andato avanti.
Inevitabilmente durante il viaggio si parla di lui, dei suoi progetti, delle cose che ha fatto, di chi lo ama, dei suoi amici.
"Lo sapevate? Intagliava il legno.
Aveva cominciato quasi per scherzo vedendo Toni che modellava la terra.
"Rinaldo?"
"Certo. Ma solo se ne aveva voglia. Non poteva farlo su commissione. Ha provato una volta ad eseguire qualcosa per un conoscete ma è stato un disastro. Doveva avere la vena giusta."
"Non lo vedo tranquillo davanti ad un pezzo di legno! E' uno spirito ribelle."
L'auto corre nella Valsugana.
"Ecco vedi. Quella è la via di Collicello. Sono due anni che ci lavoriamo, non è una via da palestra ma alpinistica. Quante cose ho imparato da quello scapestrato."
Discorsi, parole....poi momenti di silenzio che ognuno vive con i propri ricordi.
Suoi naturalmente.
La strada scorre davanti l'auto scomparendo curva dopo curva.
Luoghi percorsi centinaia di volte.
"Ti ricordi quando non c'era la galleria. C'erano una serie di curve micidiali"
"Subito dopo l'alluvione del '96, quando la strada è franata, c'era un ponticello militare a senso alternato che passava su un posto da brivido."
"Certo non c'era il traffico di adesso...."
Fa bene parlare, aiuta a non pensare.
Ma è inutile, si torna a parlare di lui.
"E' molto cambiato ultimamente. Adesso arrampica per la soddisfazione! Non gli interessa il grado fine a se stesso ma la via nel suo insieme. Certo la sua preparazione è tale da poter tranquillamente viaggiare sul quinto e sesto grado divertendosi."
Discorsi, parole....silenzi.
La chiesetta del cimitero di Fiera è semplice come tutte le cose di montagna.
Ma perché allora? Perché, se la montagna è fatta di cose semplici...perché... Come può una cosa semplice generare tanto dolore?
Attorno boschi, prati, fiori, sole la parete del Sasso d'Ortiga ci guarda immobile come ogni montagna che si rispetti, piena di se stessa, superba.
Attorno altre cime tutte note, tutte illuminate, tutte silenziose, quasi si vergognassero.
"Dio del Cielo, Signore delle Cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna."
Ci si sforza a non pensare quando a stento si trattengono le lacrime che, vigliacche, vogliono uscire. Si stringono i denti, si scruta il volto di un amico in cerca di una scusa per poter non pensare. Ma i suoi occhi sono rossi e le labbra tremano, non può aiutarti.
Papà Benvenuto e Maria Silvia ti accarezzano dolcemente quasi temessero di disturbarti e sembrano aspettare pazientemente il tuo risveglio.
Ma tu dormi, negli occhi ancora le tue montagne, le nostre montagne.
Stagno, viti, ceralacca ... gli amici ti sollevano dolcemente per trasportarti fino all'auto.
"Piano. Piano!"
"Dai forza. Tutti insieme....."
Pochi passi lunghi una vita.....
Pensieri....silenzi....
Nel prato vicino un cavallo, con la testa al di qua della staccionata guarda curioso cacciando le mosche con rapidi movimenti delle orecchie Poi balza all'indietro, scuote la testa e nitrisce allontanandosi.
Chissà perché ho pensato divertito a te, Rinaldo!
Antonio Caregaro Negrin