Bruno Detassis
Prima si arrampica con la testa, poi con i piedi e alla fine con le mani.
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Dal 08 Gennaio 2010, al 28 Febbraio 2010
I Corsi di Scialpinismo si rivolgono a coloro che vogliono frequentare la montagna d'inverno nel modo più naturale possibile, salendo verso le cime con le pelli di foca e scendendo lungo i pendii vergini di neve fresca con la gioia di panorami incomparabili e di un contatto stretto con la natura della media e alta montagna.
Corso di base è rivolto principalmente ai principianti, e si insegnerà in particolare la ricerca della sicurezza in ogni condizione. Le gite in ambiente medio-facile saranno di lunghezza progressivamente crescente, partendo da circa 700 metri di dislivello e verranno completate da esercitazioni pratiche nelle varie materie.
Il corso si rivolge a chi affronta per la prima volta la montagna invernale con gli sci. Durante il corso si effettueranno gite su differenti gruppi montuosi (Lagorai e Dolomiti).
Sarà posta particolare attenzione a trasmettere la conoscenza dell'ambiente alpino invernale nei suoi vari aspetti per permettere agli allievi, che alla fine del corso saranno autonomi su terreno facile, di frequentarlo sapendone valutare e ridurre i rischi che la montagna invernale comporta.
Il corso comprende lezioni teoriche e pratiche di autosoccorso in valanga e ricerca arva, nivologia, topografia e orientamento, preparazione e conduzione di una gita e si articola in 8 uscite pratiche in ambiente (di cui una 2 giorni con pernottamento in rifugio-hotel) e di 7 lezioni teoriche presso la sede del CAI di Bassano.
Direttore: Dalla Valle Giovanni (ISA).
Vice Direttore: Bresolin Luca.
Quota di iscrizione: Da definire.
Modalità di iscrizione.
Si potranno effettuare le pre-iscrizioni tramite e-mail dal 15 dicembre 2009 al 05 gennaio 2010.
Le iscrizioni dovranno essere formalizzate tramite il versamento dell'intera quota, la presentazione di un certificato medico, 2 foto tessera, iscrizione al CAI in regola con l'anno 2010 ed avranno luogo presso la sede del CAI nei giorni venerdì 8 e martedì 12 gennaio 2010 dalle ore 21.00 alle ore 22.30 fino al raggiungimento del numero limite degli allievi.
Requisiti minimi: buona padronanza della tecnica di discesa con gli sci e una buona preparazione fisica (a tale scopo l'uscita del 17 gennaio sarà anche un test di ammissione al corso in base alla preparazione fisica su di un dislivello di 600 metri e sulla tecnica di discesa). Età minima di anni 18.
Equipaggiamento: La scuola fornirà a chi ne fosse sprovvisto: pala, sonda e ARVA.
Consigliamo di effettuare eventuali acquisti dopo la prima lezione teorica che riguarderà i materiali, dove sarà possibile chiedere informazioni e consigli.
08 gennaio 2010 |
Presentazione corso - Proiezione foto stagione sciistica 2009 - Iscrizioni |
Teorica |
14 gennaio 2010 |
Introduzione del corso - Materiali ed equipaggiamento individuale |
Teorica |
17 gennaio 2010 |
Test d’ammissione allievi salita (dislivello 600 mt ) e discesa in fuoripista - dimostrazione ARVA |
Pratica |
21 gennaio 2010 |
Tecniche di ricerca ARVA, autosoccorso |
Teorica |
24 gennaio 2010 |
Tecnica di salita e discesa, ricerca ARVA |
Pratica |
28 gennaio 2010 |
Topografia e orientamento |
Teorica |
31 gennaio 2010 |
Esercitazione di topografia ed orientamento |
Pratica |
04 febbraio 2010 |
Neve e valanghe |
Teorica |
07 febbraio 2010 |
Stratigrafie, analisi del manto nevoso - Blocco di slittamento |
Pratica |
11 febbraio 2010 |
Primo soccorso - Bollettino niveometereologico |
Teorica |
18 febbraio 2010 |
Preparazione e conduzione di una gita |
Teorica |
20 febbraio 2010 |
Conduzione di una gita, scelta dell’itinerario - traccia e microtraccia, simulazione di autosoccorso in valanga |
Pratica |
25 febbraio 2010 |
Fisiologia, allenamento ed alimentazione |
Teorica |
28 febbraio 2010 |
Uso ramponi su terreno misto - Chiusura Corso |
Pratica |
Prima si arrampica con la testa, poi con i piedi e alla fine con le mani.
Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura.
È bello non lasciare traccia. Se penso che i passi dei primi astronauti sulla luna hanno lasciato orme che stanno ancora lì per mancanza di vento e di pioggia, benedico i miei che si ricoprono. La traccia indelebile dello scarpone di Armstrong è un chiodo fisso per me, vorrei andare lassù con una scopa a cancellarla.
Preuss aveva posto il proprio limite su quanto era ancora arrampicabile in libera, e aveva rifiutato tutti i mezzi artificiali.
Una volta in vetta non puoi fare altro che scendere.
Quando ho cominciato a salire duro ho pensato che non sarei vissuto oltre i 26 anni. Stranamente, sono sopravvissuto 20 anni dopo la mia data di scadenza prevista. Ho smesso di contare sul "no future" e imparato a convivere con il non sapere il futuro.
Una cima raggiunta non basta. Bisogna discenderla con la stanchezza al culmine, lo svuotamento che ti dà l'arrivo sulla cima. Scendere è disfare la salita, scucire tutti i punti dove hai messo i passi. La discesa è una cancellazione.
Ma lassù, fra cielo e terra, spesso fra vita e morte, nessuno ci raggiunge piu'. Il brusio della voce di chi nel piano della meschinita' s'affoga, non giunge piu' all'orecchio.
... la sofferenza era il prezzo necessario pagato per avere accesso nel regno dell’eterno e dell’infinito.
Senza il pericolo la montagna non è montagna, ma è un gioco sterile. Posso far costruire una montagna artificiale anche in una grande sala, e lì fare degli allenamenti o delle gare. Però non è l'alpinismo. All'alpinismo è necessaria la difficoltà, l'esposizione, l'essere fuori nella wilderness, in un ambiente selvaggio e desolato, e anche il rischio.
oggi... oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la libertà!
I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.
L'alpinismo è storia di uomini e dei rischi che si assumono, di quelli che sono alla loro altezza, di quelli che riescono a malapena a farcela, e dei rischi che invece li uccidono.
In un istante tutto era cambiato. Non ero più il dominatore ritto sulla vetta a spaziare sull’immenso orizzonte. Ora ero io stesso parte di questo incanto sublime.
In verità si può dire che l’esterno di una montagna è cosa buona per l’interno di un uomo.
Tutte le volte che comincio ad arrampicare avviene in me una trasformazione. Quando le mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampico, più forte mi sento, e sempre più facili mi sembrano i passaggi.
..nella mia vita di scalatore ho sempre obbedito all'istinto creativo e contemplativo, ma fu grazie all'alpinismo solitario che ho potuto entrare in sintonia con la grande natura, e ancor più ho focalizzato i miei perché e i miei limiti...
Non è molto importante raccontare le vie che si sono effettuate. L’importante è il come siano state percorse.
Non le immani forze dell'alta montagna hai sfidato, bensì te stesso.
Le molte agevolazioni per l'alpinista non devono uccidere la sua fantasia, la sua capacità di trovare soluzioni, il suo sapersi inserire nelle forme di un paesaggio o di una parete.
Specialmente nella scalata in roccia l'uso della forza deve essere spesso sostituito da una giusta scelta dell'itinerario e del modo di affrontarlo.
Belle sono le grandi avventure sulle pareti immense, in piena solitudine: la lotta silenziosa ha inizio; l’uomo, quando ha di fronte la natura, ha di fronte se stesso e la battaglia si sublima.
Il punto critico non è nel semplice fatto che l'alpinismo è diventato un movimento di massa, ma nel tentativo di livellare ed appiattire l'esperienza e l'avventura. Chi nelle funivie, nei segnavia, nelle associazioni alpinistiche vede una sorta di assicurazione per l'avventura, già a priori si accosta alla montagna come un cieco.
Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i loro mosaici di nubi, i loro cori di ruscelli, i loro altari di neve, le loro volte di porpora scintillanti di stelle.
Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Conoscere i propri limiti è bello: ognuno si riconosce in modo più preciso.
...si era sulla vetta e, sotto, un gran mare di nubi che copriva tutta la pianura ed entrava nelle valli che erano fiordi perchè il mare era venuto nel cielo.
Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire.
L’arrampicata non è tanto raggiungere la cima, ma piuttosto tutto quello che sta nel mezzo.
Librandomi sulla parete gialla e aerea, aggrappato agli appigli solidissimi, ho ritrovato la gioia della conquista e la volontà di osare.
La montagna ci offre la cornice...tocca a noi inventare la storia che va con essa!
Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna.
Mi sono sentito sempre estremamente fragile davanti agli elementi della montagna: da un lato, uno scheletro con la carne intorno, dall’altro, forze su cui ci si strofina, la roccia, il ghiaccio, le tempeste.
La montagna ha il valore dell'uomo che vi si misura, altrimenti, di per sè, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre.
Per me scalare ha il valore aggiunto di servire a niente. Nella grande officina quotidiana degli sforzi dedicati a un vantaggio, a un tornaconto, scalare è finalmente affrancato dal dovere di essere utile [...] È gratis, con quel poco di grazia che uno cerca nei propri atti.
La montagna non facilita la vita, ma aiuta a sopportarla meglio. Ci tempra con le condizioni ambientali, con lo stimolo alla riflessione, ci aiuta a trovare e conservare l’equilibrio per una saggia esistenza. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado.
Rifiutò il chiodo, tuttavia padroneggiava le massime difficoltà del suo tempo.
Nelle gare di arrampicata si tratta di misurare il miglior tempo su una via di palestra. La cosa più importante non è la sicurezza ma la decisione di rischiare il più possibile. A me dell'alpinismo interessa proprio il contrario. Lo scalatore deve avere il tempo di soppesare ogni movimento.
L'inclinazione del pendio non è che la parte visibile delle mie discese, la mia gioia ne è il contenuto essenziale.
Che ci faccio in montagna? Più ci vado e più mi accorgo di essere scarso. L'aumento di esperienza mi denuncia meglio i difetti. Conoscere non m'incoraggia, anzi mi pesa. [...] L'esperienza accresciuta misura la mia insufficienza.
Anche per lo scalatore medio alla sera il sole diventa rosso e una fresca sorgente dà refrigerio alla sua gola. Lo stormire dei pini gli ricorda la casa. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado.
The mountains are calling and I must go.
Vagavo da solo tra le sconfinate candide ondulazioni, con la vista aperta su orizzonti di crode e di ghiacciai.
Diventò "sportivo" quando imparò a rinunciare alle sue guide e da solo superò le difficili salite del suo tempo.
Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
Perchè? A quale scopo? Non saprei dirlo. Gioisco semplicemente nel movimento, nel pericolo.
Sperate sempre in ciò che aspettate, ma non aspettate mai ciò in cui sperate. Credete solo in ciò che vi convince, ma lasciatevi convincere solo da ciò in cui credete.
Chi più alto sale più lontano vede, chi più lontano vede più a lungo sogna.
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica.
Non ho mai piantato un chiodo in montagna. Non mi sento autorizzato, sono uno di fuori, di passaggio. Mettere un chiodo è un atto di possesso, bisogna appartenere al luogo per sentirsi autorizzato. [...] Trovare nella vasta parete esattamente il punto attraversato dai pionieri, stare nella stretta scia di una scalata che fu ai tempi primizia, ecco, a me piace ripetere, in montagna, non inaugurare. Mi piace trovare i chiodi degli altri, non aggiungere i miei. Così fa pure la mia scrittura che va a ricalcare pezzi di vita svolta, senza inventarla nuova.
Le montagne sono quei luoghi in cui Dio dimostra di essere più bravo di Michelangelo a scolpire.
La misura delle difficoltà che un alpinista può con sicurezza superare in discesa senza l'uso della corda e con l'animo tranquillo, deve rappresentare il limite massimo delle difficoltà che egli può affrontare in salita.
Per un alpinismo pulito su terreno esremo, uno spirito molto sportivo costituisce una premessa fondamentale.
Se l'alpinista facesse solo quel che è ragionevole per prima cosa non andrebbe in montagna.
Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l'azzurro, nella dolcezza un po' stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità.
L'alpinismo è salire alla vetta per la via più facile, tutto il resto è acrobazia.
Non esiste roccia cattiva ma solo cattivi alpinisti.
Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perchè siamo più vicini al cielo!
Prima di un'impresa significativa, ho sempre percorso itinerari classici. Proprio l'arrampicata libera sul 3°, 4° e 5° grado mi ha consentito un ritmo che invece mi hanno precluso le scalate in cordata e ai limiti delle mie possibilità. In quel modo potevo badare più alla tecnica, trovare la naturalezza dei movimenti che rendesse piacevole la scalata.
Certo giocavamo. Ma per noi ogni masso scoperto era un’universo intero, un cielo di stelle da esplorare, un deserto da conoscere.
Basta un colle, una vetta, una costa. Che fosse un luogo solitario e che i tuoi occhi risalendo si fermassero in cielo. L'incredibile spicco delle cose nell'aria oggi ancora tocca il cuore. Io per me credo che un albero, un sasso profilati sul cielo, fossero dei, fin dall'inizio.
L'alpinismo sportivo non è un fatto nuovo di oggi, ne ha una collocazine temporale: la sua origine è individuale, e risale a più di cento anni fa.
Mi avvio: ogni inquietudine, ogni esitazione si dissolvono.
La mia pista, unica traccia di vita, nell’immenso silenzio invernale, affondava profondamente nella neve soffice e polverosa, si rincorreva dritta di poggio in poggio, fino al valico supremo alla vetta. Poi l’ebbrezza della rapida scivolata, l’autorità degli arresti strappati. Si, anche lo sci ha un senso: non è soltanto un mezzo, ma è anch’esso un’espressione del proprio essere.
Un alpinista è un uomo che non perde facilmente la testa.
Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento.
Tutto era come durante una grande ascensione in montagna, mancava solo la tensione. In una scalata in palestra manca la parte principale. E’ con l'isolamento che inizia la vera avventura. Solo così l'alpinista entra in un altro mondo.
La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
Il monte è parabola della vita. Il monte innevato è parabola del Paradiso.
Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perchè è caotico e rumoroso.
L’avventura non può più manifestarsi dove nell’uomo scadono l’ingegno, l’immaginazione, la responsabilità; là dove si demoliscono, o almeno si banalizzano, fattori naturali come l’ignoto e la sorpresa.
In montagna le persone cercano qualcosa di meglio, e non importa che questo ci sia o no, quello che conta è la ricerca, il non soggiacere alla squallida routine quotidiana.
C’è chi va in montagna solo per arrampicare e magari per questo non occorre nemmeno andare in montagna. E c'è chi arrampica per andare in montagna. Sono due forme distinte. Io sono per la seconda.
Correre, sciare o scalare lentamente non serve a niente.
Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.
Vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
Fra l'arte e la natura sta l'alpinismo, che è un'attività spirituale creativa come un'arte, ma è anche contemplazione, dedizione e comunione con la natura.
Ogni estate comincia per me con un veloce ripercorere la mia evoluzione alpinistica, o lo sviluppo dell'alpinismo in genere.
Lo sci ti accompagna sulla neve, luogo di fascino e di scoperta. Impari a reggerti e poi vai, corri, svetti e guardi lontano, inventi le tue avventure.
La Montagna non è una sfilata di moda, o la conoscenza alfabetica di tutte le ferrate esistenti, né tanto meno dei tempi di percorrenza delle stesse; la Montagna non è la pista da sci da 2000 sciatori/ora, la cabinovia, la funivia, lo ski-lift, e neanche il rifugio-albergo 3 stelle con scale anti-incendio e TV a colori.
A chi mi chiede dove stia andando l'alpinismo rispondo semplicemente: in montagna.
L'alpinismo è un'attività sfiancante. Uno sale, sale, sale sempre più in alto, e non raggiunge mai la destinazione. Forse è questo l'aspetto più affascinante. Si è costantemente alla ricerca di qualcosa che non sarà mai raggiunto.
L'alpinista saggio teme quello che c'è da temere, e non esita a tornare indietro quando è il caso di farlo.
Non cercate nelle montagne un'impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima.
L'alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile.
A chi mi chiede: perché vai in montagna? gli rispondo: se me lo chiedi non lo saprai mai.
Incredibile non è la difficoltà in sè, quanto la fortuna di avere avuto una voglia così intensa di affrontarla.
Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne.
La vita di uno scalatore è simile ad una salita. Si alza nel fresco del mattino per salire lentamente verso la vetta. La raggiunge nelle calde ore del mezzogiorno, poi ne discende e raggiunge la pianura nelle ore calme e serene della sera.
Sempre sul ciglio di due abissi dobbiamo camminare, senza sapere quale seduzione, se del tutto o del nulla, ci abbatterà.
Non fermarti in pianura.
Ma devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito.
Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi, pericolose.
La montagna è come un amore: se sei respinto, è meglio tornare indietro e non insistere.
Non misurare mai l’altezza del monte prima d’aver raggiunto la cima. Allora vedrai quanto era basso.
Io, nello sci estremo, sono senz' altro un purista: sono sempre salito a piedi, senza elicotteri. Un po' per sicurezza, per conoscere le condizioni del pendio. E un po' per giocare ad armi pari con le montagne che affronto.
Non vi è alcun sentiero verso la felicità, la felicità è il sentiero.
Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.
Anche le fantastiche montagne senza gli uomini, grandi o piccoli che siano, rimangono mute, inerti, senza senso.
Le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi.
Meglio un chiodo in più che una vita in meno, soprattutto se la vita è mia.
Dove si può trovare un qualcosa di più puro e salutare che legarsi gli ski ai piedi e fare un giro nel bosco in una scintillante giornata invernale?
Il più grande alpinista al mondo è colui che si diverte di più.
Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore.
Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità.
Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne. Che sensazione piacevole! Ho forse dormito? No sto facendo una gita con gli sci.
La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società moderna si dimentica di dargli.
Che senso ha scalare una montagna? Ciò che conta è sapere di aver compiuto qualcosa.
Là dove ci sono grandi cose, là dove il vento soffia sul volto, voglio stare nel pieno del temporale...della routine quotidiana ne ho abbastanza...
Io non so quando smetterò di salire, con che risultati, quante cime raggiunte e ridiscese, ma alla fine dirò che ho fatto compagnia al vento. Noi lassù l'abbracciamo come nessun altro può fare.
Camminare, correre, scoprire, andare più in là, più in su, è l'avventura umana.
Dalla morte in pianura, proteggici o Signore.
Lo sci estremo è uno sport di sintesi: tecnica dello sci, spirito dell'alpinismo di punta.
Chi si dà all’alpinismo con i soli muscoli si ritrarrà da esso dopo pochi anni. Chi è alpinista col cervello e col cuore saprà trovarvi valori tutta la vita.
Non si può mai dominare la natura, l’alpinista deve assumersi le proprie responsabilità e non dare la colpa alla montagna.
Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine.
I mezzi artificiali non sono mai espressione di valore, ma solo di necessità pratica
La via verso la cima è come il cammino verso se stessi…solitario.
Nei grandi spazi della montagna, nei suoi alti silenzi, l’uomo non distratto può cogliere il senso della sua piccolezza e la dimensione infinita della sua anima.
Divertirsi non deve per forza essere divertente.
La solitudine è angosciosa, ma è un percorso, acutizza le sensibilità, ti forza a cercare in te stesso la soluzione. Devi essere onesto, guadagnarti i tuoi saperi, costruirti con la prudenza e l'esperienza.
Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all'orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l'eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri.
Salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine.
L'alpinista è un uomo che conduce il proprio corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato. E che ritorna.
Sono del parere che l'assalto alle vette non debba considerarsi l'essenziale dell'alpinismo. Camminare in montagna è altrettanto importante. E la sosta, il riposo sui monti, non è da meno.
Se ti è nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là.
Quando mi chiesero cosa avessi da dire contro il chiodo a pressione, potei esprimermi solo in modo positivo: dà un apporto all'alpinismo, ne favorisce il tramonto.
Raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio.
Non c'è filosofia o teologia del rischio o del limite. Neanche poesia o letteratura. E’ un'esperienza.
La paura della morte ci impedisce di vivere, non di morire.
Il colore delle montagne è il corpo di Buddha; il suono dell’acqua corrente è il suo grande discorso.
Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un'avventura non siamo più gli stessi.
Noi passiamo per conquistatori di montagne, ma siamo in verità pieni di fallimenti, di stagioni affondate. [...] Tutti gli alpinisti in Himalaia sono stati più spesso respinti che favoriti. L'alpinismo è un'arte della fuga. La devi decidere e realizzare come una vittoria, proprio quando più brucia la rinuncia. È un esercizio di umiltà.
Ciò che mi aveva maggiormente affascinato era stata la pragmatica indolenza degli arrampicatori americani. Non si discuteva molto, ne si criticava. Si arrampicava.
Non già l'altitudine bensì la ripidezza è terribile.
Io credetti e credo la lotta con l’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede.
Se la montagna è opera della natura, l'ascensione è opera dell'uomo.
In poche parti del creato si rivela tanto splendidamente quanto nell’alta montagna, la potenza, la maestà, la bellezza di Dio.
L'azione è la cosa più importante dell'alpinismo, senza questa non è possibile alcuna esperienza autentica. E ogni motivazione, per quanto insana possa sembrare, è legittima.
Quello che conta non è tanto arrampicare in fretta, ma per tanto tempo.
Tu vedi delle cose e chiedi: perché? Ma io sogno di cose che non ci sono mai state, e che forse non ci saranno mai, e dico: perchè no?
Dai tempi della discussione sul chiodo del 1911, l'etica alpinistica europea oscilla tra “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aiuto di mezzi tecnici” e “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aumento delle capacità personali”.
Saper ideare la via più logica ed elegante per attingere una vetta disdegnando il versante più comodo e facile, e percorrere questa via in uno sforzo cosciente di tutti i nervi, di tutti i tendini, disperatamente tesi per vincere l'attrazione del vuoto e il risucchio della vertigine, è una vera e qualche volta stupenda opera d'arte: vale a dire il prodotto dello spirito e dell'estetica, che scolpito sulla muraglia rocciosa durerà eternamente, finchè le Montagne avran vita.
Intuisco che anche l'Everest è solo un'anticima. La vera cima non la raggiungerò mai.
Meglio andare a sciare pensando a Dio, piuttosto che andare in chiesa e pensare allo sport.
La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte.
Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c’è la vita.
...non trovavo neppure il tempo di infilare dei buoni dadi. Era meglio così, arrampicare in fretta fintanto che c'era ancora un po' di forza.
Quanto più ci innalziamo, tanto più sembriamo piccoli a chi non sa volare.
Ho portato il mio Io sul punto più alto e lo lascio lassù, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono.