Georges Livanos
Meglio un chiodo in più che una vita in meno, soprattutto se la vita è mia.
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Meglio un chiodo in più che una vita in meno, soprattutto se la vita è mia.
Non misurare mai l’altezza del monte prima d’aver raggiunto la cima. Allora vedrai quanto era basso.
oggi... oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la libertà!
Lo sci ti accompagna sulla neve, luogo di fascino e di scoperta. Impari a reggerti e poi vai, corri, svetti e guardi lontano, inventi le tue avventure.
Perchè? A quale scopo? Non saprei dirlo. Gioisco semplicemente nel movimento, nel pericolo.
Là dove ci sono grandi cose, là dove il vento soffia sul volto, voglio stare nel pieno del temporale...della routine quotidiana ne ho abbastanza...
Non ho mai piantato un chiodo in montagna. Non mi sento autorizzato, sono uno di fuori, di passaggio. Mettere un chiodo è un atto di possesso, bisogna appartenere al luogo per sentirsi autorizzato. [...] Trovare nella vasta parete esattamente il punto attraversato dai pionieri, stare nella stretta scia di una scalata che fu ai tempi primizia, ecco, a me piace ripetere, in montagna, non inaugurare. Mi piace trovare i chiodi degli altri, non aggiungere i miei. Così fa pure la mia scrittura che va a ricalcare pezzi di vita svolta, senza inventarla nuova.
Dalla morte in pianura, proteggici o Signore.
Rifiutò il chiodo, tuttavia padroneggiava le massime difficoltà del suo tempo.
La paura della morte ci impedisce di vivere, non di morire.
L'azione è la cosa più importante dell'alpinismo, senza questa non è possibile alcuna esperienza autentica. E ogni motivazione, per quanto insana possa sembrare, è legittima.
Ciò che mi aveva maggiormente affascinato era stata la pragmatica indolenza degli arrampicatori americani. Non si discuteva molto, ne si criticava. Si arrampicava.
Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Anche per lo scalatore medio alla sera il sole diventa rosso e una fresca sorgente dà refrigerio alla sua gola. Lo stormire dei pini gli ricorda la casa. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado.
Vagavo da solo tra le sconfinate candide ondulazioni, con la vista aperta su orizzonti di crode e di ghiacciai.
Specialmente nella scalata in roccia l'uso della forza deve essere spesso sostituito da una giusta scelta dell'itinerario e del modo di affrontarlo.
Saper ideare la via più logica ed elegante per attingere una vetta disdegnando il versante più comodo e facile, e percorrere questa via in uno sforzo cosciente di tutti i nervi, di tutti i tendini, disperatamente tesi per vincere l'attrazione del vuoto e il risucchio della vertigine, è una vera e qualche volta stupenda opera d'arte: vale a dire il prodotto dello spirito e dell'estetica, che scolpito sulla muraglia rocciosa durerà eternamente, finchè le Montagne avran vita.
Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l'azzurro, nella dolcezza un po' stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità.
Prima di un'impresa significativa, ho sempre percorso itinerari classici. Proprio l'arrampicata libera sul 3°, 4° e 5° grado mi ha consentito un ritmo che invece mi hanno precluso le scalate in cordata e ai limiti delle mie possibilità. In quel modo potevo badare più alla tecnica, trovare la naturalezza dei movimenti che rendesse piacevole la scalata.
Il più grande alpinista al mondo è colui che si diverte di più.
Che senso ha scalare una montagna? Ciò che conta è sapere di aver compiuto qualcosa.
Dove si può trovare un qualcosa di più puro e salutare che legarsi gli ski ai piedi e fare un giro nel bosco in una scintillante giornata invernale?
Io credetti e credo la lotta con l’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede.
Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne.
Che ci faccio in montagna? Più ci vado e più mi accorgo di essere scarso. L'aumento di esperienza mi denuncia meglio i difetti. Conoscere non m'incoraggia, anzi mi pesa. [...] L'esperienza accresciuta misura la mia insufficienza.
Per un alpinismo pulito su terreno esremo, uno spirito molto sportivo costituisce una premessa fondamentale.
Dai tempi della discussione sul chiodo del 1911, l'etica alpinistica europea oscilla tra “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aiuto di mezzi tecnici” e “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aumento delle capacità personali”.
A chi mi chiede: perché vai in montagna? gli rispondo: se me lo chiedi non lo saprai mai.
Non le immani forze dell'alta montagna hai sfidato, bensì te stesso.
La montagna ci offre la cornice...tocca a noi inventare la storia che va con essa!
Noi passiamo per conquistatori di montagne, ma siamo in verità pieni di fallimenti, di stagioni affondate. [...] Tutti gli alpinisti in Himalaia sono stati più spesso respinti che favoriti. L'alpinismo è un'arte della fuga. La devi decidere e realizzare come una vittoria, proprio quando più brucia la rinuncia. È un esercizio di umiltà.
I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.
Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.
Senza il pericolo la montagna non è montagna, ma è un gioco sterile. Posso far costruire una montagna artificiale anche in una grande sala, e lì fare degli allenamenti o delle gare. Però non è l'alpinismo. All'alpinismo è necessaria la difficoltà, l'esposizione, l'essere fuori nella wilderness, in un ambiente selvaggio e desolato, e anche il rischio.
La misura delle difficoltà che un alpinista può con sicurezza superare in discesa senza l'uso della corda e con l'animo tranquillo, deve rappresentare il limite massimo delle difficoltà che egli può affrontare in salita.
Se l'alpinista facesse solo quel che è ragionevole per prima cosa non andrebbe in montagna.
Salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine.
Divertirsi non deve per forza essere divertente.
L'alpinismo è un'attività sfiancante. Uno sale, sale, sale sempre più in alto, e non raggiunge mai la destinazione. Forse è questo l'aspetto più affascinante. Si è costantemente alla ricerca di qualcosa che non sarà mai raggiunto.
L'alpinismo è storia di uomini e dei rischi che si assumono, di quelli che sono alla loro altezza, di quelli che riescono a malapena a farcela, e dei rischi che invece li uccidono.
Una volta in vetta non puoi fare altro che scendere.
Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne. Che sensazione piacevole! Ho forse dormito? No sto facendo una gita con gli sci.
Il monte è parabola della vita. Il monte innevato è parabola del Paradiso.
Basta un colle, una vetta, una costa. Che fosse un luogo solitario e che i tuoi occhi risalendo si fermassero in cielo. L'incredibile spicco delle cose nell'aria oggi ancora tocca il cuore. Io per me credo che un albero, un sasso profilati sul cielo, fossero dei, fin dall'inizio.
Tutto era come durante una grande ascensione in montagna, mancava solo la tensione. In una scalata in palestra manca la parte principale. E’ con l'isolamento che inizia la vera avventura. Solo così l'alpinista entra in un altro mondo.
Camminare, correre, scoprire, andare più in là, più in su, è l'avventura umana.
Io non so quando smetterò di salire, con che risultati, quante cime raggiunte e ridiscese, ma alla fine dirò che ho fatto compagnia al vento. Noi lassù l'abbracciamo come nessun altro può fare.
L’avventura non può più manifestarsi dove nell’uomo scadono l’ingegno, l’immaginazione, la responsabilità; là dove si demoliscono, o almeno si banalizzano, fattori naturali come l’ignoto e la sorpresa.
Anche le fantastiche montagne senza gli uomini, grandi o piccoli che siano, rimangono mute, inerti, senza senso.
Certo giocavamo. Ma per noi ogni masso scoperto era un’universo intero, un cielo di stelle da esplorare, un deserto da conoscere.
L'alpinismo è salire alla vetta per la via più facile, tutto il resto è acrobazia.
Librandomi sulla parete gialla e aerea, aggrappato agli appigli solidissimi, ho ritrovato la gioia della conquista e la volontà di osare.
Il punto critico non è nel semplice fatto che l'alpinismo è diventato un movimento di massa, ma nel tentativo di livellare ed appiattire l'esperienza e l'avventura. Chi nelle funivie, nei segnavia, nelle associazioni alpinistiche vede una sorta di assicurazione per l'avventura, già a priori si accosta alla montagna come un cieco.
Sempre sul ciglio di due abissi dobbiamo camminare, senza sapere quale seduzione, se del tutto o del nulla, ci abbatterà.
Io, nello sci estremo, sono senz' altro un purista: sono sempre salito a piedi, senza elicotteri. Un po' per sicurezza, per conoscere le condizioni del pendio. E un po' per giocare ad armi pari con le montagne che affronto.
Sperate sempre in ciò che aspettate, ma non aspettate mai ciò in cui sperate. Credete solo in ciò che vi convince, ma lasciatevi convincere solo da ciò in cui credete.
Nei grandi spazi della montagna, nei suoi alti silenzi, l’uomo non distratto può cogliere il senso della sua piccolezza e la dimensione infinita della sua anima.
L'inclinazione del pendio non è che la parte visibile delle mie discese, la mia gioia ne è il contenuto essenziale.
Le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi.
Non si può mai dominare la natura, l’alpinista deve assumersi le proprie responsabilità e non dare la colpa alla montagna.
In poche parti del creato si rivela tanto splendidamente quanto nell’alta montagna, la potenza, la maestà, la bellezza di Dio.
Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura.
...non trovavo neppure il tempo di infilare dei buoni dadi. Era meglio così, arrampicare in fretta fintanto che c'era ancora un po' di forza.
Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perchè siamo più vicini al cielo!
Conoscere i propri limiti è bello: ognuno si riconosce in modo più preciso.
In montagna le persone cercano qualcosa di meglio, e non importa che questo ci sia o no, quello che conta è la ricerca, il non soggiacere alla squallida routine quotidiana.
Lo sci estremo è uno sport di sintesi: tecnica dello sci, spirito dell'alpinismo di punta.
Mi avvio: ogni inquietudine, ogni esitazione si dissolvono.
La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte.
... la sofferenza era il prezzo necessario pagato per avere accesso nel regno dell’eterno e dell’infinito.
L'alpinista è un uomo che conduce il proprio corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato. E che ritorna.
Fra l'arte e la natura sta l'alpinismo, che è un'attività spirituale creativa come un'arte, ma è anche contemplazione, dedizione e comunione con la natura.
La Montagna non è una sfilata di moda, o la conoscenza alfabetica di tutte le ferrate esistenti, né tanto meno dei tempi di percorrenza delle stesse; la Montagna non è la pista da sci da 2000 sciatori/ora, la cabinovia, la funivia, lo ski-lift, e neanche il rifugio-albergo 3 stelle con scale anti-incendio e TV a colori.
La solitudine è angosciosa, ma è un percorso, acutizza le sensibilità, ti forza a cercare in te stesso la soluzione. Devi essere onesto, guadagnarti i tuoi saperi, costruirti con la prudenza e l'esperienza.
Sono del parere che l'assalto alle vette non debba considerarsi l'essenziale dell'alpinismo. Camminare in montagna è altrettanto importante. E la sosta, il riposo sui monti, non è da meno.
Non già l'altitudine bensì la ripidezza è terribile.
Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore.
Prima si arrampica con la testa, poi con i piedi e alla fine con le mani.
Incredibile non è la difficoltà in sè, quanto la fortuna di avere avuto una voglia così intensa di affrontarla.
In verità si può dire che l’esterno di una montagna è cosa buona per l’interno di un uomo.
La montagna è come un amore: se sei respinto, è meglio tornare indietro e non insistere.
Se ti è nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là.
A chi mi chiede dove stia andando l'alpinismo rispondo semplicemente: in montagna.
È bello non lasciare traccia. Se penso che i passi dei primi astronauti sulla luna hanno lasciato orme che stanno ancora lì per mancanza di vento e di pioggia, benedico i miei che si ricoprono. La traccia indelebile dello scarpone di Armstrong è un chiodo fisso per me, vorrei andare lassù con una scopa a cancellarla.
Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna.
Quanto più ci innalziamo, tanto più sembriamo piccoli a chi non sa volare.
Chi più alto sale più lontano vede, chi più lontano vede più a lungo sogna.
Le molte agevolazioni per l'alpinista non devono uccidere la sua fantasia, la sua capacità di trovare soluzioni, il suo sapersi inserire nelle forme di un paesaggio o di una parete.
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica.
Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità.
Tutte le volte che comincio ad arrampicare avviene in me una trasformazione. Quando le mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampico, più forte mi sento, e sempre più facili mi sembrano i passaggi.
Preuss aveva posto il proprio limite su quanto era ancora arrampicabile in libera, e aveva rifiutato tutti i mezzi artificiali.
Quando ho cominciato a salire duro ho pensato che non sarei vissuto oltre i 26 anni. Stranamente, sono sopravvissuto 20 anni dopo la mia data di scadenza prevista. Ho smesso di contare sul "no future" e imparato a convivere con il non sapere il futuro.
Nelle gare di arrampicata si tratta di misurare il miglior tempo su una via di palestra. La cosa più importante non è la sicurezza ma la decisione di rischiare il più possibile. A me dell'alpinismo interessa proprio il contrario. Lo scalatore deve avere il tempo di soppesare ogni movimento.
Non cercate nelle montagne un'impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima.
Le montagne sono quei luoghi in cui Dio dimostra di essere più bravo di Michelangelo a scolpire.
Mi sono sentito sempre estremamente fragile davanti agli elementi della montagna: da un lato, uno scheletro con la carne intorno, dall’altro, forze su cui ci si strofina, la roccia, il ghiaccio, le tempeste.
Diventò "sportivo" quando imparò a rinunciare alle sue guide e da solo superò le difficili salite del suo tempo.
Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.
La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società moderna si dimentica di dargli.
La montagna non facilita la vita, ma aiuta a sopportarla meglio. Ci tempra con le condizioni ambientali, con lo stimolo alla riflessione, ci aiuta a trovare e conservare l’equilibrio per una saggia esistenza. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado.
La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
L’arrampicata non è tanto raggiungere la cima, ma piuttosto tutto quello che sta nel mezzo.
Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c’è la vita.
I mezzi artificiali non sono mai espressione di valore, ma solo di necessità pratica
Quando mi chiesero cosa avessi da dire contro il chiodo a pressione, potei esprimermi solo in modo positivo: dà un apporto all'alpinismo, ne favorisce il tramonto.
..nella mia vita di scalatore ho sempre obbedito all'istinto creativo e contemplativo, ma fu grazie all'alpinismo solitario che ho potuto entrare in sintonia con la grande natura, e ancor più ho focalizzato i miei perché e i miei limiti...
L'alpinista saggio teme quello che c'è da temere, e non esita a tornare indietro quando è il caso di farlo.
Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire.
Ho portato il mio Io sul punto più alto e lo lascio lassù, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono.
Belle sono le grandi avventure sulle pareti immense, in piena solitudine: la lotta silenziosa ha inizio; l’uomo, quando ha di fronte la natura, ha di fronte se stesso e la battaglia si sublima.
La via verso la cima è come il cammino verso se stessi…solitario.
Chi si dà all’alpinismo con i soli muscoli si ritrarrà da esso dopo pochi anni. Chi è alpinista col cervello e col cuore saprà trovarvi valori tutta la vita.
Quello che conta non è tanto arrampicare in fretta, ma per tanto tempo.
Non esiste roccia cattiva ma solo cattivi alpinisti.
Raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio.
C’è chi va in montagna solo per arrampicare e magari per questo non occorre nemmeno andare in montagna. E c'è chi arrampica per andare in montagna. Sono due forme distinte. Io sono per la seconda.
L'alpinismo sportivo non è un fatto nuovo di oggi, ne ha una collocazine temporale: la sua origine è individuale, e risale a più di cento anni fa.
Per me scalare ha il valore aggiunto di servire a niente. Nella grande officina quotidiana degli sforzi dedicati a un vantaggio, a un tornaconto, scalare è finalmente affrancato dal dovere di essere utile [...] È gratis, con quel poco di grazia che uno cerca nei propri atti.
Se la montagna è opera della natura, l'ascensione è opera dell'uomo.
Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento.
L'alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile.
Correre, sciare o scalare lentamente non serve a niente.
La vita di uno scalatore è simile ad una salita. Si alza nel fresco del mattino per salire lentamente verso la vetta. La raggiunge nelle calde ore del mezzogiorno, poi ne discende e raggiunge la pianura nelle ore calme e serene della sera.
Un alpinista è un uomo che non perde facilmente la testa.
La montagna ha il valore dell'uomo che vi si misura, altrimenti, di per sè, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre.
Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all'orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l'eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri.
Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perchè è caotico e rumoroso.
Non è molto importante raccontare le vie che si sono effettuate. L’importante è il come siano state percorse.
...si era sulla vetta e, sotto, un gran mare di nubi che copriva tutta la pianura ed entrava nelle valli che erano fiordi perchè il mare era venuto nel cielo.
Non vi è alcun sentiero verso la felicità, la felicità è il sentiero.
Una cima raggiunta non basta. Bisogna discenderla con la stanchezza al culmine, lo svuotamento che ti dà l'arrivo sulla cima. Scendere è disfare la salita, scucire tutti i punti dove hai messo i passi. La discesa è una cancellazione.
Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un'avventura non siamo più gli stessi.
Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i loro mosaici di nubi, i loro cori di ruscelli, i loro altari di neve, le loro volte di porpora scintillanti di stelle.
The mountains are calling and I must go.
Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine.
Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi, pericolose.
Ogni estate comincia per me con un veloce ripercorere la mia evoluzione alpinistica, o lo sviluppo dell'alpinismo in genere.
Meglio andare a sciare pensando a Dio, piuttosto che andare in chiesa e pensare allo sport.
Ma lassù, fra cielo e terra, spesso fra vita e morte, nessuno ci raggiunge piu'. Il brusio della voce di chi nel piano della meschinita' s'affoga, non giunge piu' all'orecchio.
Tu vedi delle cose e chiedi: perché? Ma io sogno di cose che non ci sono mai state, e che forse non ci saranno mai, e dico: perchè no?
Il colore delle montagne è il corpo di Buddha; il suono dell’acqua corrente è il suo grande discorso.
Vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
Ma devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito.
La mia pista, unica traccia di vita, nell’immenso silenzio invernale, affondava profondamente nella neve soffice e polverosa, si rincorreva dritta di poggio in poggio, fino al valico supremo alla vetta. Poi l’ebbrezza della rapida scivolata, l’autorità degli arresti strappati. Si, anche lo sci ha un senso: non è soltanto un mezzo, ma è anch’esso un’espressione del proprio essere.
Non c'è filosofia o teologia del rischio o del limite. Neanche poesia o letteratura. E’ un'esperienza.
Non fermarti in pianura.
Intuisco che anche l'Everest è solo un'anticima. La vera cima non la raggiungerò mai.
In un istante tutto era cambiato. Non ero più il dominatore ritto sulla vetta a spaziare sull’immenso orizzonte. Ora ero io stesso parte di questo incanto sublime.