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La storia

Giovanni Zorzi, senza ombra di dubbio, è il punto di riferimento della nostra sezione nel dopoguerra. A lui si devono attribuire iniziative che lasceranno una profonda traccia negli anni come la Scuola di Alpinismo ed una attenta ricerca delle nostre origini, grazie alla quale ha potuto trasmetterci, con indiscussa professionalità storica, fatti e misfatti dei nostri fondatori. I suoi scritti sono ancora oggi perfettamente moderni e di facile lettura. Sembra quindi doveroso per mantenere il suo ricordo, ricorrere alla sua opera.

Quanto sotto riportato è estratto da suoi scritti.

I primi soci del C.A.I.

La costituzione dei Club Alpino Bassanese, avvenuta la sera del 12 Novembre l892, segnò in un certo qual modo l'inizio di un movimento organizzato. la codificazione di una spinta ideale e di un'attività le cui origini erano ben più addietro nel tempo. E' accertato infatti che già intorno al 1880 c'era a Bassano un nucleo di soci del C.A.I. - circa una trentina - iscritti presso la Sezione di Vicenza; fra gli altri il nob. Paolo Agostinelli era socio sin dal 1876 e il cav. Andrea Secco era consigliere dal 1879.

A capo dei gruppo bassanese - quasi una sottosezione - era in quegli anni il nominato cav. Secco (1835-1889), di Solagna valente geologo autore di pregevoli pubblicazioni scientifiche sulle nostre Prealpi più tardi deputato e poi senatore del Regno.

Assertore convinto delle finalità del Club Alpino Italiano e innamorato dei suoi monti, egli aveva creata in casa sua una "Stazione Alpina" con annesso gabinetto di lettura per fornire informazioni. guide e portatori ai "touristes" dell'epoca. Fra i nomi delle "guide" raccomandate per i monti della Val Brenta troviamo quelli di Bortolo e Giovanni Ferracina detti "Taran" e di Bianchin Vincenzo detto "Ninilatte".

Oltre alla "Stazione" di Solagna esisteva a Bassano una Biblioteca Alpina istituita dalla Sezione di Vicenza per i suoi soci bassanesi.

II Club Alpino Bassanese

Come abbiamo visto. già si era affermato a Bassano un certo interesse per la montagna e vi era un Gruppo di soci del C.A.I. quando nel 1892 prese consistenza l'idea di svincolarsi dalla Sezione di Vicenza, che però, bisogna pur darne atto, aveva sempre dimostrato vive attenzioni per i suoi soci bassanesi.

Forse l'intento di destinare all'attività locale l'intera quota sociale, forse considerazioni di prestigio cittadino, fors'anche chissà, l'inconscio affiorare di ataviche risonanze delle tante legnate - ne parla la storia - scambiatesi nel corso dei secoli fra bassanesi e vicentini, fatto è che la sera del 12 Novembre 1892, quarantatré promotori respinta la proposta di costituire a Bassano una sezione del C.A.I., decisero la fondazione di un autonomo Club Alpino Bassanese: "il quale ha per scopo lo studio delle montagne e più specialmente di quelle della Provincia, facendole conoscere sotto I'aspetto materiale, scientifico e artistico, promovendo ogni miglioramento possibile nelle condizioni degli Alpigiani, procurando il maggiore sviluppo delle ricchezze naturali delle montagne promuovendo e favorendo le industrie, i rimboschimenti e i soggiorni alpini". Così l'art 1 dello Statuto: forse prolisso ma alquanto impegnativo; una pianificazione "ante litteram" per le montagne del Vicentino.

Anche se diversi bassanesi rimasero fedeli alla Sezione di Vicenza al nuovo Club aderì subito un centinaio di soci, il cui elenco annovera i più bei nomi della cittadinanza dei tempo. Certo, non oseremo affermare che andassero tutti in montagna e tanto meno che fossero alpinisti nel corrente significato dei termine; in realtà molti avevano aderito per una questione di decoro cittadino.

I Primi Dirigenti

Primo Presidente fu il cav. Luigi Vinanti, simpatica figura di uomo e di educatore, proprietario di un rinomato collegio, musicista, sportivo. innamorato della montagna, che resse a lungo l'incarico. Col Vinanti collaboravano in quella prima Presidenza: il vicepresidente Andrea Balestra, appassionato naturalista autodidatta, anima dell'attività scientifica del Club; il segretario, prof. Giovanni Spagnolo, presto sostituito dal solerte Pietro Bortignoni, noto come "el Pin Bordignon"; i consiglieri Gaetano Ferrari, dott. Giovanni Jonoch e ing. Giovanni Montini; il cassiere Luigi Innerkofler.

L'inesorabile fluire dei tempo ha ormai cancellato dei nostri barbuti precursori forse anche il ricordo.

Alpinismo e Cultura

L'attività del nuovo Club fu subito intensa. Secondo il concetto dei fondatori, l'alpinismo non doveva essere solo un esercizio fisico e uno svago, ma soprattutto un mezzo per avvicinarsi alle montagne, goderne le bellezze e studiarne gli aspetti: un'armonica sintesi. cioè, di azione, sentimento e intelletto.

E a tale concetto i primi dirigenti ispirarono i loro programmi, alternando alle escursioni alpine, lezioni e conferenze per la formazione culturale-alpinistica dei soci. La sede dei Sodalizio, posta dapprima in Via XX Settembre (l'attuale Viale dei Martiri che però con esatto riferimento meteorologico i vecchi bassanesi chiamano ancora "Via Venti"), fu poi trasferita nella Piazza Centrale, detta allora "dei Signori", in una bella sala delle Case dei Remondini.

Qui i soci più qualificati tenevano conferenze sulla geologia e sulla botanica delle nostre montagne sui valori ideali e la funzione educativa dell'alpinismo e sulla sua storia. Fra coloro che più si distinsero in tale opera di divulgazione culturale vanno ricordati il già citato Andrea Balestra. il prof. Spagnolo, il cav. Vinanti, gli avvocati Antonibon e Pavan.

La Presidenza curò del pari l'istituzione di una biblioteca. di una raccolta mineralogica di un erbario e la dotazione di carte e strumenti. La gita inaugurale, banda in testa, fu indetta a S. Luca di Crosara, ove avvenne fra il più vivo entusiasmo l'incontro con il Club Alpino autonomo di Schio.

Altre gite dei primi anni ebbero per meta il Summano, l'Avena, le Grotte di S. Donato di Lamon, la Cima Dodici, il Còppolo, la Rosetta, oltre a ripetute salite al Grappa ed agli Altipiani da ogni versante. Nel solo 1895, fra gite sociali e individuali, si ebbero 367 presenze.

Il "Bollettino"

Ma la più notevole iniziativa di quei primi tempi fu certamente la pubblicazione del "Bollettino annuale del C.A.B.'". di cui apparvero fra il 1894 e il 1896 tre numeri ricchi di interessanti studi geologici, glaciologici e botanici, tipica espressione di quella tendenza all'indagine naturalistica che caratterizzava l'alpinismo di allora. Esce dai limiti di queste note una recensione...postuma dei tre fascicoli, ma dovere di cronaca e di riconoscenza impone almeno di ricordare la collaborazione attivissima di Andrea Balestra con ben informate trattazioni su: "Un'escursione geologica da Bassano al Lavacile ", "Contribuzione geologica al periodo cretaceo nel bassanese" e "Sullo sviluppo dell'antico ghiacciaio del Brenta", ed altresì gli studi di Lino Vaccari sulla "Flora di Bassano e dintorni" e sulla "Florula della Cima del Monte Grappa", e dell'allora giovane Amedeo Zardo, appassionato botanico autodidatta, su "Erborazioni invernali nel bassanese". A certi alpinisti di oggi che nella montagna cercano solo "un'impalcatura da arrampicate", riuscirà incomprensibile questo amore alla natura alpestre spinto fino allo studio severo, alla discussione vivace, talvolta anche alla polemica, per stabilire l'"habitat"di una pianta o la provenienza di un sasso, ma allora era così: amare la montagna voleva dire conoscerla e conoscerla voleva dire amarla di più: "cognitio est amor". Però il "Bollettino" non era e non poteva essere solo una rassegna scientifica e infatti, oltre ad altri scritti più o meno attinenti la montagna, vi troviamo le spassose relazioni di escursioni dovute alla brillantissima penna dell'avv. Michele Condestuale che fu una delle personalità più rappresentative dei Sodalizio di cui più tardi divenne presidente. Di lui ricordiamo: "Il mio Decamerone sull'Altopiano di Asiago", "Supremo convegno" e "A un pel...dal Pelmo", racconto quest'ultimo delle avventure e disavventure di una baldanzosa comitiva di soci, mossi nel 1896 all'attacco dei colosso dolomitico; attacco fallito per l'inclemenza del tempo, se non proprio, come sussurrarono i soliti maligni, per un troppo spinto senso di prudenza.

La "Capanna Bassano"

Ma il "Bollettino", che resta la più bella espressione e la più viva testimonianza dei primo alpinismo bassanese, ebbe purtroppo vita breve, ché dopo il 1896 altre cure impegnarono i dirigenti e le risorse del Club. In effetti, sin dal 1894 s'era affermata l'idea di costruire un rifugio sul Grappa. la montagna di Bassano allora non ancora assurta a simbolo glorioso dell'eroismo di nostra gente, ma già ben nota e frequentata come meraviglioso punto panoramico e zona erboristica di vivo interesse. L'iniziativa incontrò vasti consensi fra i soci e la cittadinanza e ben presto si avviò a compimento. Fu aperta una sottoscrizione cui concorse anche la Regina Margherita, sempre prima a incoraggiare ogni manifestazione d'alpinismo, furono impiegati stanziamenti di bilancio, fu organizzata al Teatro Sociale una serata "prò rifugio" e finalmente, su terreno offerto dal Comune di Borso, progettista l'ing. Montini. direttore dei lavori Sebastiano Andolfatto, nella primavera dei 1896 si iniziò la costruzione, condotta a termine nell'estate del 1897. Il 22 Agosto di quell'anno, presenti ottocento persone, Autorità, Rappresentanze di altre associazioni alpinistiche e quasi tutti i soci, la "Capanna Bassano, uno dei primi rifugi delle Prealpi Venete, fu solennemente inaugurata.

Il "Libro dei Visitatori"

I primi dieci anni di vita del rifugio sono documentati dal "Libro dei Visitatori" aperto appunto quel giorno con un'alata epigrafe inaugurale. Dalle pagine ingiallite del grosso volume giungono fino a noi le voci di un mondo scomparso. Sono espressioni di ammirazione per la natura alpina e per il superbo panorama dal Grappa, inni di lode a Dio creatore di tanta bellezza, e più prosaici ma non meno entusiastici elogi delle alte doti culinarie del "gran custode" Agostino Faccin di Borso, il popolare "Morifrum", per quasi trent'anni nume tutelare del Grappa; accurate notazioni meteorologiche e aperte allusioni all'avvenenza delle gentili compagne di gita; calorose affermazioni di fede nei valori spirituali ed educativi dell'alpinismo, ma anche disfattistiche stroncature di qualche sfiatato che della salita evidentemente ne aveva avuto abbastanza. Non parliamo poi dei versi, più o meno liberi. che adornano qua e là le pagine del libro: una fioritura di poesia estemporanea cui certo non era estranea l'elevata gradazione del "bianco dei Colli Asolani" in dotazione al Rifugio. Fra le migliaia e migliaia di firme troviamo nomi noti nell'alpinismo, nella scienza e nell'arte Arduini. Chiggiato e Tivan, padri dell'alpinismo veneziano: Gino e Maria Carugati, vincitori della Est del Baffelan; Giovanni da Schio: l'insigne geologo Giorgio Dal Piaz, il pittore Teodoro Wolf.

Plinio Fraccaro

Dei bassanesi, appare per la prima volta nel 1898 la firma di Plinio Fraccaro il futuro accademico dei Lincei allora quindicenne studente ginnasiale che inizia così i suoi sessantennali amori con "la Grappa", edificante esempio di fedeltà ad una montagna; nel solo 1899 la firma Plinio Fraccaro bassanese ricorre ben sette volte. Le vicende della vita lo costringeranno a lungo esule da Bassano, ma dalla lontana Pavia, dalle aule severe di quell'Ateneo, affidato alle sue cure, all'amata Grappa rivolgerà costante il pensiero, i ricordi, la nostalgia. Più lardi, sui Collalti, dominante i verdi silenzi di Valle S. Lorenzo, si costruirà una casa che lo accoglierà ogni anno per il riposo estivo finché, chiusa nel 1959 a Pavia la sua giornata terrena, ai piedi del Monte tanto amato vorrà ritornare a riposare per sempre. Plinio Fraccaro, filosofo e storico insigne, Rettore Magnifico dell'Università di Pavia, Accademico dei Lincei Dottore H.C. dell'Università di Oxford, amico e confidente dei pastori del Grappa fu certo il socio più illustre del C.A.B. e poi della nostra Sezione.

I Primi Sciatori

Il vecchio libro ricorda pure nel 1899 I'offerta della bandiera del Rifugio da parte delle signore bassanesi, mentre più innanzi, sotto il vistoso titolo "Club Sport Sezione skiatori", alcune stinte foto ritraggono arditi "skiatori" e gentili "skiatrici", quest'ultime in cappellino e sottane lunghe, montanti su immensi spatoloni e armati di un unico lungo bastone cui si appoggiavano per quegli eleganti "telemark" che erano allora l'ultimo dettame della tecnica. Era il 7 Febbraio 1906 e il Grappa teneva a battesimo la prima manifestazione sciistica bassanese.

La Colonia Alpina

Una benemerita iniziativa fu presa nel 1901 dalla Presidenza Jonoch su incitamento dei dottori Marangoni e Gobbi, e cioè la fondazione della Colonia Alpina Umberto 1°, ad Enego per la cura climatica dei bambini poveri, di cui già in quello stesso anno un primo scaglione beneficiò. L'iniziativa incontrò il pieno consenso della cittadinanza, che fu larga di aiuti, e si sviluppò negli anni successivi, sotto il nome di "Pro Infantia", con I'aumento del numero degli assistiti, con I'estensione alle cure marine, con I'apertura di un ambulatorio medico, con l'acquisto di un terreno nel 1910 e la costruzione nel 1914, su progetto dell'ing. Montini, di un'elegante palazzina per sede della Colonia. Le guerre del 1915/18 e I'occupazione militare dello stabile sospesero forzatamente sino al 1920 la benefica attività. Intanto il C.A.B. era divenuto sezione del C.A.I. e la "Pro Infantia", ormai giunta a maturità, fu resa autonoma: ma, rilevava nel 1922 la Presidenza ancor tutta formata da soci del vecchio C.A.B., "noi conserviamo l'insegna dell'aquila librata sullo stemma della città incrociato dalla piccozza e dal bastone alpino a indice di paternità e a perenne gratitudine verso il vecchio e benemerito Club Alpino Bassanese". Purtroppo, assorbita più tardi la "Pro Infantia" da altro Ente, anche la vecchia gloriosa insegna scomparve.

Le Gite Cicloalpine, il Campanile Basso, il Cervino

Le troppo scarse notizie di cui disponiamo rendono difficile ricostruire la vita del C.A.B. negli anni fra il 1905 e il 1915; non risultano peraltro iniziative o avvenimenti di particolare rilievo: le gite sociali, la gestione dei Rifugio e della Colonia Alpina costituirono la normale attività di quegli anni. II diffondersi dell'uso della bicicletta suggerì le prime gite cicloalpine, tre delle quali, al Col Visentin, a Tonezza e a Cima Campo appaiono nel programma del 1905, mentre alcune vecchie foto documentano, fra il 1912 e il 1914, le gite a Cima d'Asta e alla Marmolada. Dell'attività individuale vanno ricordate, e non solo per la larga risonanza che ebbero a Bassano, le salite di Marino Reatto, Francesco e Giuseppe Gasparotto e Luigi Tommasi; specie Marino Reatto e Francesco Gasparotto erano allora considerati elementi "rotti ai cimenti del grande alpinismo". Grande o meno, sta il fatto che nel 1910 Francesco e Giuseppe Gasparotto salirono la Cima Tosa, I'Altissimo, il Campanile Alto e il Campanile Basso di Brenta; e che nel 1911 Marino Reatto, Luigi Tommasi e, sembra, anche Francesco Gasparotto, scalarono il Cervino. Considerata l'epoca in cui furono compiute queste salite e il modesto livello dell'alpinismo bassanese, e non solo bassanese, di allora, si trattò di imprese, anche se a quanto pare effettuate con guide, invero notevoli.

Alpinismo e Politica

Alla presidenza del Club intanto si avvicendavano gli uomini più rappresentativi. Al cav. Vinanti era succeduto nel 1898 il dott. Giovanni Jonoch; poi. dal 1905 fino al 1907, troviamo ancora il Vinanti mentre, dal 1908 subentra Giuseppe Roberti e dal 191 I sino al 1919 resse l'incarico I'ing. Giovanni Montini, la cui alta, elegante figura di vecchio gentiluomo dai lunghi, candidi baffoni è ancor viva e presente in chi scrive. Fra i collaboratori più attivi non si possono dimenticare i nomi dei segretari succeduti al Pin Bordignon: Nicola Freschi, Aleardo Lorenzoni il rag. G.B. Baggio, il dott. Giuseppe Girotto. Ma un brutto giorno nel CA.B. s'intrufolò la politica, e furono dolori. Nel 1909 un'accanita lotta elettorale fra il vecchio deputato liberale Vendramini e il clericale Co. Roberti trovò schierato in favore di quest'ultimo il segretario del C.A.B. Aleardo Lorenzoni, allora direttore del locale "Prealpe". Riuscito eletto il Roberti, i dirigenti del C.A.B., tutti liberali o democratici, inviarono al Segretario una lettera ingiungendogli di dimettersi "per il contegno tenuto nella lotta elettorale contro l'On. Vendramini sul terreno della moralità e dell'onestà". Rispose per le rime il Lorenzoni, contestando le accuse e rifiutando di dimettersi se non dopo una decisione del l'Assemblea dei soci, decisione che puntualmente intervenne il 21 Marzo con la radiazione del Segretario; ma non meno puntualmente dieci giorni dopo nasceva a Bassano la Società Escursionisti Bassanesi, segretario il Lorenzoni. Da quel giorno, e per anni, inutile cercare sulle pagine dei "Prealpe" il benché minimo accenno all'attività del C.A.B., mentre colonne e colonne vengono riservate alle gite della S.E.B., non senza velenose puntate contro "una società affine fossilizzata nella mistica contemplazione di un passato ...ormai passato". Nella poco edificante rivalità entrambe le società finirono malconce: il C.A.B. che, effettivamente invecchiato, corroso dalla concorrenza e avviato al declino, seppe tuttavia dar vita, dieci anni dopo, all'attuale sezione; la S.E.B. che, nata all'insegna della ritorsione e alimentata da un antagonismo feroce, non poteva avere e non ebbe lunga vita. Cose che accadono quando nell'alpinismo si immischia la politica. L'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale impose l'arresto alla già ridotta attività del Club che vide i suoi soci più giovani indossare il glorioso grigioverde, e poi l'occupazione militare della Capanna Bassano e della Colonia alpina di Enego.

Dal C.A.B. al C.A.I.

La sera del 12 Novembre 1892, all'atto della costituzione del Club, era stata avanzata la proposta, allora respinta, di costituire a Bassano una sezione del C.A.I.: ma una riserva mentale era già implicata nell'art. 2 del primo Statuto, il quale prevedeva che "Il Club Alpino Bassanese resta per ora autonomo", e poi negli articoli 21 e 22 dello Statuto del 1906, dei quali il primo stabiliva le modalità di un'eventuale trasformazione del C.A.B. in sezione del C.A.I., e il secondo disponeva che in caso di scioglimento del C.A.B. la Capanna Bassano passasse al C.A.I. Subito dopo la vittoria del 1918, nel rinnovato clima di unità nazionale e in una più ampia visione delle finalità del Sodalizio, prevalse alfine l'idea di aderire al C.A.I. e il 26 Aprile 1919 l'Assemblea dei Soci approvava il seguente O.d.G. proposto dal Vicepresidente Condestuale: "Sentono (i Soci) che questi monti già familiari a loro per escursioni e per gite, per studi e per illustrazioni fattene, e specialmente il Monte Grappa, il più caro di tutti per la Capanna-Rifugio ivi costruita e coltivata con cura per ventidue anni, oggi appartengono agli affetti più sacri di tutti gli Italiani, e che culto di essi non può essere degnamente esercitato da questo Sodalizio se non in rappresentanza di tutti gli alpinisti d'Italia. E pertanto decidono di iscriversi al Club Alpino Italiano e delegano la Presidenza ad espletare le pratiche inerenti alla trasformazione del Sodalizio in Sezione del Club Alpino Italiano". II "piccolo mondo antico dell'alpinismo bassanese" era finito: nasceva la Sezione dei C.A.I. La successiva Assemblea del 6 Settembre 1919, preso atto delle dimissioni dell'ing. Montini, ormai vecchio e stanco e forse legato al mantenimento dell'autonomia eleggeva a nuovo presidente il dott. Michele Condestaule.

Tesseramento CAI BASSANO

segreteria per iscrizione e rinnovo

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    dal 1 novembre iscrizione e rinnovo non si effettuano.
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